Edifici abbandonati, strade in disuso, capannoni e scheletri di cemento sono tra i principali responsabili del degrado ambientale nel nostro Paese. Molte sono le imprese che si dedicano al recupero delle aree dismesse, ma la maggior parte degli interventi costituisce un’ulteriore cementificazione del suolo sul quale sorgono nuovi edifici, centri commerciali, parcheggi e distese d’asfalto. Entro il 2020, secondo alcune recenti stime, il fenomeno potrebbe arrivare a coprire circa settantacinque ettari al giorno, sottraendo notevoli spazi a boschi ed aree verdi.

In occasione della rassegna “Urban Promo” tenutasi a Bologna, il Wwf ha lanciato una singolare iniziativa, “RiutilizziAMO l’Italia”, per comprendere quanto suolo si risparmierebbe se le zone edili dismesse fossero restituite al pubblico sotto forma di parchi e luoghi di ampia fruizione. Il sistema è semplice: tutti i cittadini con un’idea utile per il riutilizzo delle aree dismesse, in particolar modo urbanisti, architetti e studenti, potranno inviare il loro progetto, segnalando l’area da recuperare collegandosi a questo link: http://www.wwf.it/client/italiadariutilizzare.aspx.

C’è tempo fino al 30 novembre. Tra le segnalazioni già inviate primeggiano fabbriche in disuso, centri commerciali vuoti e cantieri dismessi, ma i contatti al sito del Wwf aumentano di giorno in giorno. Il presidente di Wwf Italia, Stefano Leoni, dichiara che l’obiettivo principale dell’iniziativa è lo screening delle aree e dei progetti, ad opera di cittadini e comitati interessati. Significativa è stata la scelta di lanciare la rassegna a Bologna.

L’Emilia Romagna è la regione che negli ultimi decenni ha conosciuto il più alto tasso di cementificazione, con un incremento di nove ettari al giorno. Ma è sempre a Bologna che si rileva un caso “virtuoso”, lo stagno didattico dei “Giardini Margherita”, recuperato dal cemento di una vecchia piscina abbandonata. La cementificazione di aree già dismesse è un fenomeno anche europeo. Nel 2000 si è rilevato un incremento del fenomeno pari al 3% con punte del 15% in Spagna, Irlanda e Cipro. L’Unione Europea è tuttavia attiva e propensa al miglioramento delle condizioni ambientali, proponendo politiche eco-friendly.

Laura Olivazzi -ilmegafono.org