Ci sono due terre che si incontrano questa settimana. Entrambe soleggiate, affascinanti e affacciate sul mare. Sarà che da quelle parti si vede solo il tramonto sul mare e che al tramonto si riflette meglio che all’alba. Di certo la Sicilia Occidentale e Genova sono foriere di ispirazione, la stessa che anima la vita di Antonio Clemente. Cantautore e pittore siciliano, vive da qualche tempo a Genova. E proprio qui pensa e realizza il suo album d’esordio “Infinito”, album di sette tracce da lui scritte e suonate insieme alla sua band. Lo potete ascoltare, leggendo, anche qui http://soundcloud.com/antonio-clemente. In generale un disco semplice e senza pretese. Pochi strumenti, una voce sincera e vera per raccontarci qualcosa intorno a un falò sulla spiaggia. Clemente è l’autodidatta che prende in mano la chitarra e la strimpella per noi tra birre e salsicce.

Che ci suoni Antonio? Fate partire Notte d’Estate e scoprirete un pezzo giovane, ricercato, fine. Colpisce la frase: “Notte anarchica, la notte suona una chitarra elettrica”. Ascoltate anche Mediterraneo, molto romantica, malinconica, “questo dolore che c’è nel Mediterraneo” vi entra dentro per un viaggio “nei cortili tra case al sole, dei bambini giocano ma sarà poi la realtà che contro di loro giocherà”. E anche L’uomo senza verità che preferisce “la natura e un’ignoranza sincera alla tua fitta, fitta cultura fatta di civiltà” nel racconto di una ballata da aia e d’estate. Tre pezzi sicuramente interessanti e piacevoli. Lo sono perché Clemente tenta di rompere con il passato, parla di sé, si esprime al massimo e il risultato è gradevole.

Altri pezzi ci convincono molto meno. Se ti convincerai ha un bellissimo sound (peraltro non troppo originale nel genere), peccato per il testo che non dimostra la capacità di questo poliedrico artista. Anche Mai dire ormai è un orecchiabilissimo pezzo chitarra, piano e voce che tradisce ancora scarsa incisività di testo: “Questa mia generazione non ha alcuna direzione, persa in questo mondo cinico io non so cosa darei, che farò dei sogni miei”. Questo il difetto più grande di questo artista simpatico e sincero. Bussa alla porta forte con un reef piacevole, che ascolteremmo per delle ore ininterrottamente, poi lascia le parole scorrere troppo libere.

Clemente si merita di poter esprimere la capacità di poeta a pieno in questi brani. Tirare fuori l’ispirazione che ha dentro, strappare la tradizione e crearsi come cantautore. Continuare a dirle, a cantarle, a lasciarsi andare. Trovare il coraggio di affermarsi senza scegliere solchi già tracciati. In un momento di grande offerta musicale bisogna essere coraggiosi e sapersi distinguere, affermando la propria capacità. In questo il quadro scelto come copertina dell’album può aiutare a vedere la soglia del mare di Clemente, sicuramente più ampio e profondo dei classici quattro accordi. Lo aspettiamo per stupirci.

Penna Bianca –ilmegafono.org