A distanza di qualche mese dalla presentazione e dopo aver toccato diverse città italiane, il rapporto “Le mani della criminalità sulle imprese”, pubblicato da SOS Impresa (un’associazione vicina alla Confesercenti), giunge anche a Reggio Calabria, dove è stato presentato lo scorso 4 maggio. Il rapporto, come si evince dal titolo, si focalizza sul problema criminalità e sulla pressione che questa stessa esercita sull’economia italiana e, ancor più dettagliatamente, sulle imprese. Se è noto che l’imprenditoria del nostro Paese soffre già tanto a causa della crisi, lo è altrettanto il fatto che la criminalità, con aggressività e prepotenza, non facilita affatto questa triste situazione. Anzi, è proprio in un momento difficile come questo che le mafie si rigenerano, ottenendo maggiori ricavi. Il sistema imprenditoriale, quindi, rischia di crollare. Secondo il rapporto, la criminalità organizzata ha raggiunto un fatturato che si avvicina ai 137 miliardi di euro, 104 dei quali rappresenterebbero l’utile netto (ossia il 7% del Pil italiano).

È un numero che fa rabbrividire: un’azienda con una potenza economica del genere non avrebbe rivali. Ed in effetti, purtroppo, è proprio così. L’impresa mafiosa, una volta entrata nel mercato legale, può reggersi su una base solida e consistente fatta di denaro, il che rende quasi nulla la concorrenza. La forza della mafia sta proprio in questo: ricava profitti enormi dal mercato illegale (racket, usura, droga, narcotraffico, prostituzione) e li rigira o su circuiti bancari internazionali o direttamente sul mercato legale. A quel punto, considerando le cifre appena citate, la Mafia Spa può, anche legalmente, sfidare la concorrenza e vincere con tranquillità. Questo, purtroppo, è uno dei problemi più grandi nella lotta alla criminalità organizzata. Il denaro che gira in ambiti “legali” non è (ovviamente) penalmente perseguibile. In questo modo, l’imprenditore mafioso può dormire sogni tranquilli.

Un altro punto del rapporto riguarda proprio una caratteristica tipica delle mafie. Esse, infatti, più che “fare impresa”, sostituiscono quelle presenti, ottenendone facilmente il controllo. Il settore più privilegiato è quello di un mercato “meno concorrenziale”, in cui le barriere sono poche “o addirittura assenti”. La criminalità si concentra maggiorente sulla distribuzione piuttosto che sulla produzione (si pensi al settore dell’edilizia, delle opere pubbliche, ristorazione, turismo) e, cosa piuttosto grave, esporta i ricavi lontano dal territorio di appartenenza: questo spiegherebbe il motivo per cui le aree maggiormente colpite dal fenomeno mafioso si ritrovano in uno stato di profonda arretratezza. Al contrario, le zone più settentrionali del Paese sono quelle in cui la mafia fa più soldi e controlla un numero maggiore di imprese.

Quest’ultimo punto dimostra, semmai ce ne fosse bisogno, che il problema colpisce l’intero territorio italiano e che è sbagliato (oltre che ingiusto e irresponsabile) pensare che solo il Sud ne sia affetto. Cosa fare, dunque, per evitare tutto ciò ? Innanzitutto, come ha sottolineato il sindaco di Reggio Calabria, Demetrio Arena, in occasione della presentazione del rapporto, “non possiamo delegare alla sola magistratura ed alle forze dell’ordine il compito di scardinare questo circolo vizioso”. Un grande aiuto dovrebbe provenire anche dalla gente normale e, soprattutto, dagli imprenditori. Al momento, infatti, le denunce sono ancora molto poche, specie al Sud e in Calabria, dove su 200 mila imprese ben 15 mila si troverebbero sotto il controllo della ’ndrangheta.

Solo nella provincia di Reggio Calabria, inoltre, ben 4500 imprenditori (pari al 58 % del totale) sono vittime delle intimidazioni mafiose. È evidente, quindi, che la strada da percorrere è ancora lunga. Purtroppo, ogni anno, il rapporto pubblicato da Sos Impresa ci parla di una situazione che non trova vie d’uscita e la crisi attuale non fa che peggiorare le cose. Se tutto ciò dovesse proseguire verso questa direzione, l’imprenditoria italiana difficilmente sarà in grado di rialzarsi e le differenze tra il Nord e il Sud del Paese aumenteranno ancor di più.

Giovambattista Dato -ilmegafono.org