La situazione sociale italiana continua a destare preoccupazione tra le persone; molti affidano le proprie speranze alla politica, la quale puntualmente si premura di trasformarle in frustrazioni. Di questo sembra essersene accorto anche il mondo musicale; abbiamo già precedentemente trattato in altri numeri alcune uscite discografiche a sfondo politico-sociale, come gli ultimi album dei Litfiba o di Celentano. Questa volta è il turno degli Afterhours. Gli Afterhours sono un gruppo formatosi a Milano a metà degli anni ’80; il loro genere si aggira intorno al rock, tra i suoi numerosi sottogeneri un po’ più soft. Con i loro 8 album sono diventati una colonna portante della musica italiana e una valida alternativa ai vari artisti del genere pop nazionale.

Dopo un’assenza di circa 4 anni, come è consuetudine per le band di fama, Manuel Agnelli e compagni tornano sotto i riflettori per proporre quello che sarà il loro nono album da studio. L’uscita del loro ultimo lavoro discografico è prevista per il prossimo 17 aprile e sarà intitolato “Padania”. Anche se nelle ultime interviste i componenti del gruppo hanno cercato di attribuirgli un significato più profondo e politicamente distaccato, chi conosce bene la band può dedurre che il titolo dell’album è puramente sarcastico o provocatorio, rivolto ad una parte di classe politica ed elettorato che, anziché premurarsi del bene della nostra società in un momento di così profonda crisi, fomenta ossessivamente idee antipatriottiche e di secessione.

 Musicalmente parlando l’album è stato anticipato dal singolo La tempesta è in arrivo, una canzone che si avvicina molto ad  un hard-rock inusuale per la band; ritmi strumentali incalzanti che, man mano, col procedere dei secondi, diventano sempre più pesanti, come se la band volesse esprimere una rabbia crescente ed incontrollabile che porta all’esasperazione. Un sentimento spesso presente di questi tempi tra i normali cittadini: sarà solo una coincidenza? La risposta a questa osservazione, a nostro parere, non è rilevante. Risulta però decisamente importante aggiungere questo ennesimo gruppo, gli Afterhours, alla lista degli artisti che hanno messo in gioco il loro nome, il loro successo, intromettendosi in argomenti politici scomodi per far valere le loro idee, che spesso coincidono con quelle di noi cittadini, a prova del fatto che probabilmente il bene comune, il bene della nostra società, va anteposto ad ogni altra cosa.

 Manuele Foti –ilmegafono.org