Quando si parla di Palermo, dei problemi del capoluogo siciliano, della lotta alla criminalità organizzata, non è difficile che il nocciolo della questione si fondi sulla condizione e sulla situazione che si vive in alcuni quartieri. Tra questi lo Zen, storico e altrettanto difficile quartiere palermitano. Se si parla di Palermo e dei suoi “dolori”, lo Zen non può essere tralasciato, nascosto. Così come non possono essere dimenticati i numerosi studenti che vivono e studiano in quel quartiere, in istituti scolastici sempre più bersagli di raid vandalici ma che, nonostante le innumerevoli difficoltà, cercano in tutti i modi di allontanare ragazzi più o meno grandi dalla strada, dai tentacoli della criminalità. Uno di questi istituti è la scuola media “Giovanni Falcone”: l′edificio ha subito costantemente in tutti questi anni numerosi atti vandalici da parte di sconosciuti, come la distruzione di aule, porte e finestre. Inoltre, l′ascensore non è stato mai avviato (causando così un disagio agli studenti portatori di handicap, per i quali i piani superiori sono diventati inaccessibili), mentre la palestra è chiusa dal 2009. Insomma, ci troviamo dinnanzi ad un esempio lampante del vuoto che spesso viene a crearsi tra Stato e società civile. O più semplicemente: tra politica e popolo.

Proprio per tentare di colmare questo vuoto, la scorsa settimana il ministro dell′Istruzione, Francesco Profumo, ha visitato il quartiere Zen e la scuola, per dare il segnale di un avvicinamento della politica nei confronti del disagio sociale esistente nella zona. Un segnale che è stato apprezzato da tutti: dagli studenti ai genitori, dagli insegnanti allo stesso preside della scuola, che si è detto soddisfatto della visita e dell′interesse dimostrato dal ministro. Nel corso della giornata, infatti, Profumo ha avuto l′occasione di osservare con i propri occhi non solo la condizione del quartiere, ma soprattutto quella di una scuola sempre più abbandonata a se stessa e che, però, nonostante tutto riesce a sopravvivere. L′istituto Falcone è infatti l′ancora di salvezza per molti bambini che, altrimenti, rischierebbero, nel giro di pochi anni, di finire nelle mani della malavita. L′istruzione è l′elemento centrale della questione: più istruzione c′è, più facilmente verrà risolto il problema della dispersione scolastica, della microcriminalità infantile e della mafia. Per questo motivo il ministro ha dedicato l′intera mattinata all′incontro con i bambini, durante il quale proprio i piccoli studenti hanno posto alcune domande e poi si sono esibiti in uno spettacolo.

Il ministro ha poi dato il calcio d′inizio ad una partita tra forze armate e gente del quartiere, mentre nel pomeriggio ha raggiunto la facoltà di Ingegneria, dove ha trovato una forte contestazione messa in atto da un gruppo di studenti dell′università. Una delle diverse motivazioni di tale protesta è la riconferma della riforma Gelmini annunciata dal neo ministro. Nonostante ciò, la visita di Profumo a Palermo ha portato  un ministro nel cuore del territorio della criminalità palermitana, in uno dei quartieri più difficili d′Italia. Si tratta di un passo in avanti molto importante, anche se, ovviamente, è ancora presto per tirare le somme. Lo stesso ministro ha detto che “lo Stato deve avere una presenza di continuità nel quartiere dello Zen” e che spera che la sua visita non sia solo “un momento isolato, unico”. Proprio per questo egli ha affermato che verranno prese delle misure ben precise per monitorare la situazione della scuola Falcone, perché “la scuola è importante, è il primo riferimento nella società” ed una politica incentrata sull′istruzione non potrà mai rivelarsi fallimentare.

Purtroppo, però, bisogna anche registrare l′ennesimo raid vandalico ai danni dell′istituto. A pochi giorni dalla visita del ministro Profumo, alcuni vandali sono entrati nell′edificio, hanno versato della vernice e messo a soqquadro alcune aule. È evidente che si tratta di un chiaro gesto intimidatorio contro lo Stato. È la dimostrazione che la criminalità organizzata non sta in disparte, ma osserva attentamente e quando è il momento risponde a chi prova a invadere i territori da essa controllati. Ma la scuola non si arrende, perché sa che bisogna far sì che l′istruzione, così come la giustizia, vinca sull′omertà mafiosa, sulla criminalità. Al momento siamo ancora fermi a parole, visite e promesse: a quando i fatti?

Giovambattista Dato -ilmegafono.org