Si è dimesso Settis, si è dimesso Carandini e si è addirittura dimesso Bondi.

I beni culturali italiani sono soli e il loro destino è incerto, gli avvoltoi stanno già volando intorno al corpo abusato e morente di questa bella Italia.

Che denaro pubblico non ce ne sia più è cosa oramai risaputa, e da anni inoltre la politica del governo tende ad alienare i beni pubblici per raccimolare qualche briciola necessaria a sbarcare il lunario. Tutto ciò è già molto triste e dovrebbe fare indignare la cittadinanza, ma cedere in concessione il Colosseo, uno dei monumenti più importanti e visitati d‘Italia, per 25 milioni di euro è un‘offesa all‘intelligenza della popolazione.

La notizia ha dell‘incredibile, ma è verissima. L‘imprenditore Diego Della Valle, proprietario della TOD‘S, ha ottenuto il diritto esclusivo sull’utilizzazione commerciale dell’immagine del Colosseo per 15 anni, prorogabili, e di costruire un centro servizi nell’area archeologica più famosa del mondo.

Signore e signori 25 milioni di euro sono pochi spiccioli per le tasche degli italiani, circa cinquanta centesimi a testa, e un governo degno di questo nome non cederebbe mai per una cifra così irrisoria una delle sette meraviglie del mondo moderno.

150 anni non è un anniversario, ma una data di scadenza!

In 150 anni abbiamo dimostrato di non saper gestire l‘Italia e le sue ricchezze, abbiamo scritto pagine e pagine di parole inutili sulla gestione, il restauro e la manutenzione dei beni culturali, dei beni ambientali, così come sulla lotta alla mafia, ma abbiamo fallito, dobbiamo rendercene tristemente conto! E i beni culturali, come l‘Anfiteatro Flavio, che sta in piedi da migliaia di anni, o Pompei, scavata da circa trecento anni, sono i testimoni di un paese in fallimento, un paese troppo orgoglioso per ammetterlo.

I beni archeologici sono i più semplici da trattare in materia di restauro. Bisogna mantenere lo status quo e cioè fare in modo che il bene in questione non si degradi a causa della vegetazione o della fauna o dell‘antropizzazione, e per fare questo basta la semplice e giornaliera manutenzione. Quando questa operazione non avviene, il bene archeologico si degrada irreparabilmente ed è necessario un intervento di restauro.

Ci hanno costretto a pagare per società come Alitalia e Fiat ed ora ci fanno risparmiare 25 milioni di euro cedendo l‘Anfiteatro Flavio ad una società privata?

C‘é qualcosa che non quadra…

Angelo De Grande -ilmegafono.org