Gli Zen Circus nascono nel 1994. E sono svegli e incazzati. Ritmi punk e folk per questi tre ragazzi di Pisa. Attingono infatti alla tradizione internazionale e tutta inglese della musica indipendente. Non a caso i primi quattro dei sei cd li hanno cantati in inglese. Un po’ Pogues nelle ballate, un po’ Clash, un po’ Who. Non manca però l’aggiunta di quel pizzico tutto italiano che sa molto di Rino Gaetano nei ritmi e nell’irriverenza delle parole. L’ultimo cd non fa sconti. “Andate tutti affanculo”: questo il titolo che hanno scelto. Guardate la copertina. Il titolo si legge nei tre cartelli che i musicisti tengono in alto dinanzi al palazzo dell’Eur a Roma. Loro tre, vestiti da hippies provinciali davanti a quel palazzo rigido, fermo, razionale, con su scritta la citazione di Mussolini: “Un popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di navigatori, di trasmigratori”. Il messaggio è chiaro. Non ci vanno per niente sottile.

E se è per questo neanche nei testi. Sono 45 minuti di musica per dieci canzoni. Ballate, brani rock, brani punk. Ce n’è per tutti i gusti. O no. Bisogna avere un grande senso critico e una bella rabbia dentro per avvicinarsi a questo gruppo. Ne L’egoista difendono chi si sente altro da questo paese simile alla repubblica delle banane: “Del resto se sei ancora vivo, lo devi quasi tutto alla gente che odi”. Cosa facciamo? In Vecchi senza esperienza propongono “Fondiamo la repubblica dei giovani italiani, vecchi senza esperienza, altolocati, dei villani”. E andarsene? Loro non ci stanno. In Andate tutti affanculo affrontano un tema di grande attualità. Gli Zen se la prendono con chi se ne va dal paese con una frase che fa riflettere molto: “A chi è andato a vivere a Londra, a Berlino, a Parigi, a Milano o Bologna, ma le paure non han fissa dimora, le vostre svolte son sogni di gloria.

A chi critica, valuta, elogia figli di troppo di madre noiosa, l’arte è pensiero che esce dal corpo, né più né meno come lo sterco”. Gli Zen vengono dalla provincia, da quella cronica dei Baustelle (I provinciali: “morire la domenica, chiesa cattolica, provincia cronica”). E se nasci in un posto questo diventa parte di te. Soprattutto se vivi in quella parte della Toscana verace e grintosa che da offrire a dei giovani ha proprio poco o niente. Gli Zen oscillano tra l’internazionalismo delle loro canzoni in inglese e la protesta sottile verso questo Paese per vecchi senza esperienza. E forse ti incazzi e ti incazzi forte (guardate cosa succede adesso da quelle parti).

Ma di speranza anche questa volta neanche l’ombra. Un aspetto positivo c’è. Rompere le scatole è la loro specialità come dicono in un’intervista: “Ti entriamo in casa e ti sventoliamo questi foglietti sotto il naso come i testimoni di Geova” (Unhirecords www.youtube.com/watch?v=00IDbOuzJCE). Una sorta di spina nel fianco simpatica ma non ingenua. Speriamo solo che alimentino il grimaldello per scardinare questo Paese ingessato.

Penna Bianca -ilmegafono.org