Cari lettori, questa settimana vi mostreremo un bene culturale tra i più antichi che la Sicilia conservi.

Ha 3.000 anni ed è alto più di venti metri.

Si trova sul versante orientale dell′Etna, nel bosco di Carpineto, in località Sant′Alfio, e viene chiamato il castagno dei cento cavalli!

Molti di voi si stupiranno di leggere di un albero in una rubrica che dovrebbe trattare di beni culturali ma, vi possiamo assicurare, che a volte le piante assumono lo stesso valore dei centri storici o delle opere d′arte.

Il nome di quest′opera d′arte della natura mira a metterne in rilievo l′ampiezza della sua chioma che, secondo la tradizione, avrebbe ospitato la regina Giovanna d′Aragona e il suo seguito di cento cavalieri.

Lo stesso Jean Houel, che durante il suo grand tour lo incontrò sul suo cammino, nel 1787 lo ritrasse e  lo descrisse, nel suo Voyage de la Sicile, Malte et Lipari, come segue: “La sua mole è tanto superiore a quella degli altri alberi, che mai si può esprimere la sensazione provata nel descriverlo. Mi feci inoltre, dai dotti del villaggio raccontare la storia di questo albero (che) si chiama dei cento cavalli in causa della vasta estensione della sua ombra. Mi dissero come la regina Giovanna recandosi dalla Spagna a Napoli, si fermasse in Sicilia e andasse a visitare l′Etna, accompagnata da tutta la nobiltà di Catania stando a cavallo con essa, come tutto il suo seguito. Essendo sopravvenuto un temporale, essa si rifugiò sotto quest′albero, il cui vasto fogliame bastò per riparare dalla pioggia questa regina e tutti i suoi cavalieri”.

Una storia suggestiva, che fa sentire sulle nostre spalle il peso del tempo che passa e che ci fa provare sensazioni ancestrali di forte rispetto per questo essere vivente, questo dio dei boschi che tanti uomini ha visto passare e che ha ospitato sotto le sue fronde chiunque gli chiedesse asilo, dal contadino più povero al regnante più potente.

Questo albero è stato dichiarato monumento nazionale nel 1965 e di recente è entrato nel Guinnes dei primati come albero più grande del mondo (per i 22 metri di circonferenza del tronco).

Questo bene paesaggistico ma anche storico rappresenta un filo rosso nella storia della Sicilia e del vulcano Etna in particolare, una presenza importante, soprattutto per la popolazione che ha nutrito per tremila anni.

Un monumento da valorizzare e salvaguardare, che il Club Unesco di Acireale ha deciso di qualificare “Monumento messaggero di pace”, avviando una serie di attività di promozione e sensibilizzazione della popolazione locale e progettando la creazione di un museo etnografico sulla civiltà etnea del castagno.

Un′iniziativa fondamentale, a nostro avviso, quella di creare un contenitore culturale per non dimenticare la tradizione e la cultura di un luogo e per continuare a tramandarle ai posteri.

Angelo De Grande -ilmegafono.org