L’anomalia italiana continua a partorire mostruosità. Il conflitto di interessi e l’occupazione abusiva della televisione pubblica da parte di Berlusconi e dei suoi servitori, oltre ad abbassare impietosamente il livello qualitativo dei palinsesti, hanno ridotto vergognosamente al minimo gli spazi di critica e la libertà d’espressione. La vicenda della sospensione per 10 giorni della trasmissione Annozero (una delle poche eccezioni all’impoverimento qualitativo e informativo dei programmi) è la dimostrazione più recente di come il governo abbia messo pesantemente le mani sulla Rai. Non vi era certo bisogno di ulteriori prove per comprendere come il servizio pubblico sia militarmente occupato dagli uomini di Berlusconi, il quale, con diktat da tiranno e numeri da regime, ha piazzato tutti i suoi vassalli nei posti più importanti, blindato i contratti degli amici di sempre, cacciato chi era scomodo (vedi il caso di Paolo Ruffini, ex direttore di Raitre mandato via nonostante gli straordinari risultati della sua rete), sconquassato le redazioni dei telegiornali, mettendo al timone di comando camerieri del regime e costringendo valorosi e storici giornalisti (come la Busi) alla fuga per la libertà (e per la dignità).

Chi invece resiste, chi si rifiuta di abbandonare la nave, facendo leva sul gradimento del pubblico, sugli ottimi ascolti, sugli elevati introiti pubblicitari o perfino sulle sentenze di un giudice, viene costantemente minacciato, ostacolato, attaccato, nell’ottica di una strategia di logoramento a cui, purtroppo per il Cavaliere, i resistenti della Rai sono però abituati. Gli editti, tra l’altro, sono ormai fuori moda e non possono più essere eseguiti con tracotante sfrontatezza, perché si rischiano azioni legali e sentenze che ordinano le reintegra del licenziato, come è avvenuto per Michele Santoro in passato e per Paolo Ruffini di recente. Per tale ragione i due Cavalieri (Berlusconi e Masi), negli ultimi mesi,  hanno approntato un’altra strategia, quella dell’accerchiamento: invece di cacciare via, hanno iniziato a costruire campi minati, non rinnovando i contratti, come nel caso di Travaglio e Vauro ad Annozero, o come nel caso di Parla con me della Dandini, oppure non garantendo copertura legale a programmi come Report.

E poi limitazioni, imposizioni di regolamenti assurdi, interpretati strategicamente in modo restrittivo, e così via. Il tutto per cercare di logorare la pazienza dei conduttori e degli autori dei programmi che sono sgraditi al Re. Programmi che hanno un difetto fondamentale: vogliono informare liberamente oppure fare satira. Buchi, falle imbarazzanti nel muro di cemento costruito da chi ha fatto del controllo del mezzo televisione uno strumento di costruzione e di mantenimento del consenso e del potere. Buchi profondi ed irritanti perché, nonostante le infamie, le accuse, gli ostacoli, gli editti, quelle trasmissioni sono amate, seguite, apprezzate e costituiscono il fiore all’occhiello del servizio pubblico, che per il resto propina solo varietà di quart’ordine, quiz sempre uguali, format arcaici, tg da circo, talk show da e per casalinghe, con dibattiti agghiaccianti, a cui vengono invitati i vari fenomeni da baraccone della politica e dello spettacolo, condotti ad ogni ora da giornalisti con l’acume e l’intelligenza pari a quella di un bradipo anestetizzato.

Oltre ovviamente all’immancabile Porta a Porta, dai quali studi, tra plastici, criminologi e apologie del dolore, tra disquisizioni sul silicone, sulla rumba e sulla coda alla vaccinara, il governo ha sempre modo di difendere il proprio operato e di diffondere il proprio messaggio di propaganda, servendosi della fidata e protetta architettura costruita dal potente amico Vespa, l’uomo che perde ascolti ma se ne infischia, perché tanto c’è chi ha da tempo blindato il suo contratto e la sua trasmissione. L’armamentario del Cavaliere, il suo esercito, tutto è stato messo in campo per adeguare la Rai al modello commerciale di Mediaset, in modo da realizzare quella strategia del consenso che si fonda su due pilastri: la disinformazione e la narcotizzazione del pubblico.

Un rincoglionimento generale dell’italiano medio, per ipnotizzarlo e renderlo facilmente influenzabile, cosicché risultasse un gioco da ragazzi indurlo ad “acquistare” il prodotto realizzato da Berlusconi: un prodotto non del tutto commerciale stavolta, ma pericolosamente politico. E allora: su con l’ottimismo, che va tutto bene, l’Italia è un grande Paese, gli immigrati sono tutti delinquenti, i giovani sono tutti felici e vestono tutti come i rappresentanti dei circoli del Pdl (abito blu d’ordinanza e cravatta blu con i pois bianchi), gli insegnanti sono entusiasti della Gelmini, in Afghanistan siamo in missione di pace, ecc. Non bisogna credere a chi, come la sinistra disfattista (tra cui ormai viene annoverato anche Fini), sostiene che la crisi sta sfaldando il nostro tessuto economico e sociale: chiudete le orecchie e piuttosto aprite la bocca mentre guardate i programmi di intrattenimento (o sarebbe meglio definirli lobotomizzanti), mentre la pillola del potere vi viene somministrata in via più o meno subliminale.

È chiaro allora che, per portare a compimento questa strategia di mistificazione della realtà, bisogna evitare che qualcuno faccia vedere la vera realtà. Chi osa urlare, in mezzo alla folla accecata che ammira i paramenti del sovrano, che il Re è nudo, deve essere fermato, perché qualcuno potrebbe svegliarsi. E se le intimidazioni e gli ostacoli non bastano, a quel punto si deve trovare un nuovo metodo d’intervento, anche a costo di passare il limite. Così, questa è la novità, il Cavaliere Masi si indigna per un vaffanbicchiere nei suoi confronti pronunciato da Santoro durante la prima puntata della sua trasmissione, ripartita a settembre con mille problemi e dopo un lungo braccio di ferro. Un uomo suscettibile il direttore generale, un uomo la cui sensibilità è urtata da una mezza parolina ironica, che ovviamente a suo parere è molto più grave delle pesanti volgarità urlate nei programmi e nei telefilm della sua Rai.

Già, perché Santoro si è permesso di reagire, in diretta, contro gli assalti alla professionalità e libertà d’espressione sua e della sua ottima redazione. E allora quella semplice parolina si usa a pretesto per aizzare i bacchettoni d’Italia, i tanti ragionier Fantozzi che stanno sempre dalla parte del direttore ipermegagalattico sul cui operato non bisogna mai discutere, a cui bisogna sempre offrire inchini e baciamano (o ancor meglio bacia piedi), frustrando ogni desiderio di vaffa, sempre che non si sia smarrito anche il semplice desiderio. E quella parolina si usa come pretesto per decretare un’assurda sospensione nei confronti della trasmissione Annozero e del suo conduttore.

Sono 10 giorni a partire da martedì 18 ottobre. In questo modo saltano due puntate di Annozero: quella del 21 e quella del 28 ottobre. Una strategia impeccabile per annientare il nemico Santoro e la nemica informazione, in un momento in cui Berlusconi scricchiola, inizia il suo declino e per questo rilancia alla vecchia maniera, ricordando al suo popolo, ai suoi seguaci, che i nemici sono sempre quelli: la magistratura e la stampa. Ovviamente comunisti. A questi si aggiunga Fini, anch’egli comunista, come lo era Montanelli e Biagi e come lo è Travaglio. Sono tutti comunisti gli oppositori, anche se nella loro vita non lo sono mai stati nemmeno per scherzo o durante una sbronza a carnevale.

La campagna elettorale è ricominciata con l’asprezza di sempre, con quella volgarità di chi oltraggia la Costituzione e le sue istituzioni fondanti, mortifica la democrazia, offende la libertà, troppo spesso finita a sproposito sulla bocca di chi vuole assassinarla. Ma il Caimano stavolta è ferito e stordito, urla, mostra i denti, allarga la bocca, agita la coda, cercando di colpire. Probabilmente si sta consigliando con l’amico Putin, uno che di restrizioni delle libertà e di violenza se ne intende. Bisogna fare attenzione, resistere e non sottovalutare i suoi artigli, ma la sensazione è che la fine sia vicina. E quando si è vicini alla fine, come mostra anche questa azione illiberale nei confronti di Santoro, si rischia di assistere alle cose peggiori. Meglio prepararsi.

Massimiliano Perna –ilmegafono.org