Il bioetanolo è un carburante combustibile molto simile alla benzina, ricavato da vegetali come la canna da zucchero o il mais, o semplicemente da vari scarti sempre di natura vegetale. La caratteristica principale del bioetanolo è che esso fornisce circa il 30% in più di energia rispetto a quella necessaria per produrlo, mentre l’emissione di gas nell’aria, nel momento in cui il bioetanolo viene sfruttato in tutte le sue funzioni, è di circa il 30% inferiore rispetto a quella che normalmente viene immessa da un carburante normale. Negli scorsi anni si è parlato di costruire un impianto del genere nei pressi di Alessandria, per essere più precisi sul territorio di Rivalta Scrivia, frazione di Tortona. L’impianto, che doveva essere realizzato entro la fine del 2009, ha però incontrato la ferma opposizione dei cittadini locali, che da subito si sono mobilitati sul proprio territorio protestando per il forte impatto ambientale che l’impianto poteva avere.

Alla fine del 2009, molti erano i giornali che riportavano titoli come questo: “Davide ha sconfitto Golia: la comunità locale ha vinto sul bioetanolo”, dato che in seguito alle proteste molti imprenditori avevano rinunciato al progetto. Pochi giorni fa, però, alcune emittenti radiofoniche nazionali hanno trasmesso la notizia di un’imminente apertura di impianti a bioetanolo in Piemonte. Dunque è ancora tutto da decidere. Prima che si scatenasse il malcontento della popolazione, erano a dir poco rosee le aspettative degli imprenditori che avevano investito sul progetto; in particolare, Guido Ghisolfi, vice presidente del gruppo M&G, azienda multinazionale chimica, annunciò con orgoglio la costruzione del primo impianto in grado di produrre fino a 200 tonnellate l’anno di bioetanolo, pari a circa il 20% del fabbisogno nazionale imposto dalla Commissione Europea.

Sempre il dott. Ghisolfi afferma che il bioetanolo costituisce la soluzione ideale per far fronte sia all’enorme richiesta di energia da parte dei paesi in via di sviluppo e di quelli già industrializzati, che per la riduzione dei gas serra nell’atmosfera. Sarebbe dunque un’ottimale “via di mezzo” secondo i responsabili del progetto. Il carburante di origine vegetale è inoltre molto diffuso in Brasile, tra i primi produttori al mondo di questo particolare combustibile. La produzione di bioetanolo dipende anche dall’agricoltura: è infatti da cereali e varie radici che si produce questo particolare carburante, e dunque, se l’imprenditore agricolo comprende l’effetto fortemente remunerativo di questo nuovo modo di produrre energia, ne consegue che gran parte delle sue produzioni vengano vendute a chi realizza il bioetanolo.

E dopo, cosa succederebbe? Meno frutta e verdura sul mercato e prezzi alle stelle, data la scarsità del prodotto. Allora ci si chiede se il bioetanolo sia davvero la soluzione giusta per far fronte ad una crisi sempre più imminente. È tuttavia rincuorante sapere che, sempre ad Alessandria, è stato da poco inaugurato un Centro Politecnico per la ricerca e produzione di energia rinnovabile, in primis energia solare. È grazie ad iniziative come questa che il Piemonte, insieme alla Toscana, si distingue in Europa per il suo impegno a favore dell’Ambiente, portando un po’ di luce alla tanto oscura ribalta italiana. Ed è di questa fama che abbiamo decisamente bisogno, e non parliamo solo del nostro Paese.

Laura Olivazzi –ilmegafono.org