E dunque l’estrema destra, oltranzista e xenofoba, di Heinz-Christian Strache avrà in Austria i ministeri chiave di un governo: Interni, Esteri e Difesa. Il cammino iniziato negli ultimi anni del ‘900 da Joerg Haider, il vero rifondatore dell’estrema destra austriaca, trova il suo primo traguardo: il governo e i ministeri che contano a livello politico. Ma è una marcia nera che tende il braccio su gran parte dell’Europa, dal Mediterraneo all’estremo nord.

Nella Germania, che fu il girone dantesco più nero del Novecento, Alternative für Deutschland è diventato il terzo partito del Paese e, con i suoi 94 deputati, ha riportato la destra più estrema al Bundestag per la prima volta dalla fine della Seconda guerra mondiale. In Olanda, il Partito per la Libertà di Geert Wilders, con il 13% si garantisce venti seggi. In Slovacchia, il Partito Nazionale Slovacco, del nazista dichiarato Marian Kotleba, entra nella alleanza di governo con tre ministri, mentre in Finlandia il partito xenofobo dei Veri Finlandesi è nella coalizione di governo e il suo leader, Timo Soini, è ministro degli Esteri e degli Affari europei.

Ma la lista non finisce, continua dall’Ungheria alla Polonia, alla Danimarca. È una destra sempre più xenofoba e reazionaria quella che sembra non trovare ostacoli e allora, forse, occorre farsi delle domande e darsi delle risposte. Le domande sono semplici, quasi scontate: com’è possibile che l’Europa sia arrivata a questo punto? Che cosa è stato fatto per impedire tutto questo e chi ha favorito, incoraggiato e protetto quest’ascesa?

Le risposte sono anch’esse abbastanza semplici, ma niente affatto scontate. In tutti questi partiti e movimenti il “trait-d’union” è l’individuazione dei migranti come il pericolo principale da cui l’Europa deve difendersi. Sono loro il nemico che viene proposto ai cittadini europei, esattamente come nella notte europea del nazifascismo venivano additati l’antisemitismo e il pericolo comunista. Ma, a mio parere, sarebbe estremamente riduttivo fermarsi a questa considerazione. Negli anni Settanta il fenomeno migratorio dall’Africa non esisteva o, perlomeno, non esisteva in queste dimensioni. Eppure anche in quegli anni la destra fascista e nazista era presente. E non era certamente meno pericolosa e meno influente.

Chi ha vissuto quel periodo, e chi ne ha memoria, ricorda molto bene l’ondata di tensione che si è abbattuta sull’Europa: nell’aprile del 1967 un gruppo di ufficiali dell’esercito guidò un colpo di stato in Grecia, contro un governo democraticamente eletto. La giunta militare dichiarò nulli gli articoli della Costituzione sulla libertà di espressione. Furono sciolti tutti i partiti politici e per tanti politici, attivisti e intellettuali di sinistra scattarono gli arresti e le torture nelle carceri speciali della polizia militare. L’essenza di quel regime si fondava sul nazionalismo e su un duro anticomunismo. Il “Regime dei Colonnelli” durò fino al 1974.

Erano gli anni in cui le trame nere, eversive e stragiste vedevano stretti legami fra gli esponenti di vari Paesi europei. L’Italia conobbe in quegli anni le stragi di Stato e la storia ha poi raccontato chi erano i nomi e i volti responsabili di quelle stragi, i legami con l’internazionalismo nero, i servizi segreti, la P2, il ruolo niente affatto nascosto delle forze armate e dei Carabinieri. Anche in Italia il colpo di Stato, il Golpe, è sempre dietro l’angolo: nella notte tra il 7 e l’8 dicembre 1970, il “Golpe Borghese” fallisce ma il segnale è forte (guarda qui).

Le risposte non sono scontate, ma sono semplici. L’Europa non ha mai fatto davvero i conti con il fascismo e il nazismo, dalla fine della Seconda guerra mondiale in troppi casi ha protetto e tutelato vecchi uomini responsabili di quella notte offrendo loro altre opportunità, altre occasioni. Ha permesso a troppi di loro di rifarsi una vita, sociale e politica, assegnando loro ruoli, compiti, incarichi. E loro hanno tessuto la tela di ragno, hanno fondato e rifondato partiti e movimenti di chiara matrice fascista, hanno avuto agibilità politica, hanno cresciuto generazioni alla loro scuola di pensiero. Hanno avuto amicizie importanti a livello politico. In Italia hanno guidato prefetture e questure di città grandi e meno grandi. Hanno ignorato o violato leggi e Costituzioni.

Hanno seminato e ora è il tempo del raccolto. Questo tempo del raccolto è arrivato perché per troppi anni è stata legittimata non solo la loro presenza ma anche il loro agire. Quando si accetta che partiti politici di chiara matrice fascista e/o nazista abbiano il diritto di rappresentanza e agibilità politica, quando si permette loro di partecipare alle elezioni nei loro Paesi, quando non si ha il coraggio politico di metterli fuori legge… quando si accetta tutto questo, si legittima. Oggi, il rischio concreto, è che dopo settant’anni nuovi “Führer”, nuovi “Duce” e nuovi “Caudillo” non abbiano bisogno di un colpo di Stato come i Colonnelli greci nel 1967, ma siano eletti direttamente e “democraticamente” dal popolo.

Accadde così anche il 12 novembre 1933 in Germania, quando il partito Nazionalsocialista ottenne un autentico plebiscito alle elezioni. Quel giorno la Germania diede la piena fiducia e i pieni poteri al neo Cancelliere del Reich, Adolf Hitler.

L’Europa è ancora in tempo a salvare se stessa dal secondo tempo di un film già visto? Probabilmente sì, ma per farlo serviranno coraggio e volontà politica. Questo coraggio e questa volontà politica però non potranno arrivare dalla classe dirigente che l’Europa si è data e si è scelta perché questa classe dirigente ha rimosso gli insegnamenti di uomini come Sven Olof Joachim Palme o come Willy Brandt, tanto per restare all’Europa degli anni ‘70. E, per restare a casa nostra dove i fascisti rialzano la testa, la classe politica dirigente ha dimostrato ampiamente di non sapere o volere chiudere i conti con il fascismo. No, quel coraggio e quella volontà politica dobbiamo saperli trovare dentro di noi, nella storia di questo Paese e della sua parte migliore. Dobbiamo essere capaci di difendere quei valori di libertà che ci sono stati regalati dalla guerra di Resistenza.

I migranti sono solo una scusa, puerile e vigliacca, che oggi la destra cavalca. È una nutrita compagnia, che va da Forza Nuova a Casa Pound, alla violenza grezza e rozza di piccoli uomini come Salvini. Ma, accanto a loro, c’è la colpevole inettitudine e complicità di chi vota leggi vergognose, di chi fa accordi e patti con chiunque pur di non perdere consensi, di chi da giornali e televisioni vende solo odio razziale e etnico. Il fascismo da sempre fa leva sulle miserie umane e sull’ignoranza dei popoli, poi arrivano l’odio e il disprezzo. Il film lo si conosce bene, sta a noi provare con tutta la nostra intelligenza a cambiare il finale.

Maurizio Anelli (Sonda.life) -ilmegafono.org