Quando si fa musica, a volte, si sente la necessità di cambiare rotta, intraprendere una direzione differente per trovare la propria essenza. Così, accade che dall’essere parte di un gruppo si scelga di dare vita a un progetto solista. È quello che ha fatto Corrado Pizzolato, con il suo progetto Daimon, di cui oggi vi proponiamo l’ultima produzione, intitolata “Bedlam”, in uscita l’8 dicembre con l’etichetta (R)esisto Distribuzione. Un album attraverso cui Daimon va alla ricerca della parte più intima e acustica della sua musica, indossando la veste del cantautore e accantonando quella da leader di un gruppo punk, quale era in precedenza.

Il suo è un disco sporco e grezzo nei suoni (come egli stesso lo ha definito nel corso dell’ultima puntata di “The Independence Play” sulla nostra radio), è poetico e punk al punto giusto. Nonostante il sound tenda spesso al rock e risulti, a tratti, dolcissimo, le tonalità ci riportano a Joe Strummer e ai suoi Clash. La voce di Daimon è profonda ma spigolosa, il suo stile si adatta alla musica che spesso serve solo a mescolarsi alla rabbia e alla malinconia, oppure si veste da buona amica e ci accompagna in notti che diventano lunghissime per i cuori infranti. (come succede in Snow girl).

Bedlam, singolo estratto che dà il nome al disco, è una ballata nera, davvero riuscita e ritmica. Day and night, invece, riesce ad essere convincente con le sue distorsioni che ci accompagnano in un finale deciso, di carattere, perso nell’eco di giorni e notti che scorrono immutabili. Nel brano Pigments, il suono diventa più rock e quasi grunge, mentre Goodbye Blues si accorda con questo inizio di inverno e gela i pensieri e il cuore, poiché la musica scorre insieme ad un vento ghiacciato e tutto, allora, diventa bianco e blues.

Lo stile di Daimon è rabbioso ma pieno di poesia, la sua voce emerge e non perde il suo carattere punk e nostalgico. Una vocalità che crea simbiosi con la musica, come in Drug addict, dove la voce si unisce al bellissimo ed elettrico urlo della chitarra. Molto coinvolgente poi è Now let me go home, la traccia che chiude il disco: un lunghissimo, suggestivo viaggio, fatto di un rock più cupo e sperimentale, sfaccettato, tagliente. Colpisce molto questa traccia, perché viene lasciato più spazio agli strumenti, a digressioni hard-rock, a distorsioni che mescolano rabbie e disillusioni, mentre il basso si fa notare, bellissimo e particolarmente graffiante.

Daimon ci convince e il suo lavoro è maturo, ricercato, riuscito. La sua voce poi è il valore aggiunto di un album che sa trasmettere tutta la consapevolezza della complessità della vita e della difficoltà a comprenderla e a farla propria. Vale la pena di ascoltarlo e di continuare a seguire il suo progetto solista appena iniziato e, per quanto abbiamo ascoltato, iniziato al meglio.

FrankaZappa -ilmegafono.org

La cover di “Bedlam”.