L’Osservatorio europeo sulla sicurezza, curato da Demos, registra un’impennata nel numero di persone che pensano che gli immigrati siano un pericolo per l’ordine pubblico e la sicurezza. Dalla ricerca, infatti, emerge che di ciò è convinto ben il 46% degli intervistati. Un dato che, registra Ilvo Diamanti su Repubblica, segna uno dei massimi di questo speciale indicatore di “paura”, simile a quello raggiunto in altri periodi di tensioni elettorali.

La correlazione con i dati del 1999 e del 2008, infatti, sottolinea (ce n’era bisogno?) quanto siamo influenzati dalla propaganda elettorale di turno. Vittime imbecilli (dall’etimo “deboli”) di abili signorotti della paura. Sì, perché l’emergenza sicurezza esiste sulle pagine dei giornali ma soprattutto sui loro alter ego sociali che, in assenza di altri allarmismi, devono dare risalto alla notizia del momento e ai partiti che, strumentalmente, ne cavalcano una particolarmente raccapricciante. Questo è sotto gli occhi di tutti, chi non se ne avvede è, in ultima battuta, semplicemente stolto.

Esser cittadini significa anche saper e voler ragionare, il resto, oltre un certo limite, son balle. Se ci fosse bisogno di dare il senso dell’aberrazione e dell’abbrutimento basterebbe sottolineare la morbosità con cui si è voluto descrivere nel dettaglio l’orribile stupro di Rimini.

La cosa straordinaria è che il requiem a questo Paese lo cantano tutti, da tempo, in ogni angolo di strada, guardando ciascuno da quella finestrella angusta che è il “suo particulare”. Ciascuno con la sua motivazione e il suo buon senso da imbecille (vedi sopra). La nostra voce, nel già affollato coro, non sarà di fastidio. È fuor di dubbio, infatti, che non ci sia più alcuna speranza di rinsavire e di utilizzare la ragione e il cervello. Che fare? In questo ineluttabile circo equestre (con tutto il rispetto per il meritevole erbivoro) non resta che sganasciarsi dalle risate di fronte al sindacuccio di Pontida che, se non fosse una barzelletta bisognerebbe inventarla, o di fronte ai titoli di Libero (esempio non esaustivo “Dopo la misera portano malattie”).

Il primo che, in barba a qualsiasi Costituzione di Paese civile (forse anche in quello del vituperato “bingo bongo”, cit.), si perita a stilare il decalogo delle puerpere a suo parere meritevoli del posteggio riservato: di italici natali e “rette” abitudini sessuali. Sul tema si rimanda all’ottima perculata del duo Gramellini-Feltri, ciascuno nel proprio quotidiano corsivo. Il secondo che ormai produce solo titoli di impatto e di scandalo, in modo che qualche anima bella si dolga e, di conseguenza, qualche difensore della verità nuda e cruda risponda dandole del boldriniano, mentre nani, ballerine e canzoni possono continuare a ballare al centro del palco.

È chiaramente tutto finito anche quando la notizia del presunto stupro da parte di due carabinieri (a proposito, tutori dell’ordine pubblico e, incredibile, della sicurezza) viene subito messa in discussione e si corre senza indugio al riparo del pregiudizio di turno e della testimonianza del tabaccaio per difendere le pochissime idee confuse che permettono di dar sempre la colpa a qualcuno.

Allora possiamo sganasciarci dalle risate finché forse qualcuno, tra una ventina o trentina d’anni, ci chiederà conto degli orrori perpetrati e userà quegli articoli e quelle dichiarazioni per analizzare il neofascismo degli anni 2000. Tanto anche a quel tempo l’italiano sarà quell’ibrido col corpo di uomo e la testa di rapa, dedito alla ricerca di qualcuno a cui dare la colpa delle proprie malefatte.

PennaBianca -ilmegafono.org