Forse ci vorrà ancora del tempo perché diventi concreta realtà, ma il governo inglese sta buttando le basi per un nuovo progetto che intende risolvere il problema delle discariche trasformandole in rimedio per l’inquinamento atmosferico legato ai mezzi di trasporto. Il dipartimento dei trasporti britannico, infatti, ha deciso di mettere a disposizione 22 milioni di sterline, ovvero 24 milioni di euro, per sviluppare carburante derivato dai rifiuti e utilizzabile dagli aerei e dai camion. In un momento come questo, in cui il livello di inquinamento è sempre più alto, sarebbe un’ottima risposta ai danni ambientali.

Già il governo di Londra e l’Unione europea stanno anche preparando una serie di test realistici per misurare quali siano effettivamente le vere emissioni delle automobili. Utilizzare la spazzatura come carburante è un’idea che nasce come soluzione per ridurre i gas serra dell’80 per cento entro il 2050. Le stime prevedono che, usando questo tipo di carburante, aerei e camion potrebbero tagliare del 90 per cento le emissioni di anidride carbonica.

Il combustibile ottenuto dai rifiuti sarebbe molto simile a quelli tradizionali e dovrebbe funzionare nei motori già esistenti. L’obiettivo sarebbe di creare, entro il 2021, cinque impianti per la produzione del carburante non inquinante, impianti che potrebbero generare 9800 nuovi posti di lavoro.

Ora, dai test in laboratorio si passerà alle sperimentazioni sul campo. A partecipare saranno almeno 70 gruppi, fra cui la Lanzatech, che l’anno scorso ha messo a punto un carburante in grado di ridurre le emissioni del 65 per cento e che collabora con la compagnia aerea Virgin di Richard Branson, che nel 2008 ha fatto il primo volo sperimentale con un aereo alimentato a biofuel. Un’altra azienda interessata è la Bp, che ha investito nell’americana Fulcrum BioEnergy, che produce biocarburanti dall’immondizia casalinga, ben 23 milioni di sterline.

“Il processo di trattamento delle biomasse potrebbe essere inquinante come quello dei combustibili fossili – dichiara Michele Muccini, direttore dell’Istituto materiali nano-strutturati al Cnr -. La fase più delicata è quella in cui si indirizza il processo per avere combustibili meno inquinanti”.

Il procedimento che le aziende seguiranno, infatti, si basa principalmente sull’accelerazione controllata dei processi di decomposizione dei materiali organici, raccogliendo in un “bioreattore”, dove avviene la fermentazione controllata, sia i residui casalinghi che quelli derivati dalle lavorazioni degli idrocarburi. Le sostanze prodotte vengono poi separate dal “brodo di coltura” e utilizzate subito, mentre a volte diventano materiali intermedi per la produzione di plastica, nylon, gomma, ecc. Inoltre, vengono convertiti in combustibili liquidi a bassa emissione anche i gas carichi di anidride carbonica. Questa potrebbe essere la strada verso il sogno di decine di scienziati che da anni lavorano in questo campo.

Veronica Nicotra -ilmegafono.org