A distanza di un mese da quando tutto è incominciato, il numero degli incendi che ha colpito il nostro Paese ha raggiunto un livello a dir poco spaventoso. Secondo alcuni dati, infatti, in un solo mese sarebbe stato bruciato l’intero patrimonio naturalistico andato in fumo nel 2016, mentre sarebbero ben 18.185 gli interventi dei Vigili del fuoco chiamati a dover fronteggiare il muro di fiamme che avvolge l’Italia da Nord a Sud.

Di quanto accaduto, comunque, si è parlato tantissimo e lo abbiamo fatto anche noi con uno speciale sulle pagine del nostro sito e diverse trasmissioni sulla nostra radio web. Un problema del genere, infatti, sebbene accada con triste frequenza ogni anno durante i tre mesi estivi, questa volta ha assunto una dimensione enorme e non può che sconvolgere e preoccupare sia per l’entità sia per tutto quanto resta ancora all’oscuro dalla coscienza generale.

Quel che è certo, al momento, è che i mandanti e gli esecutori degli incendi di queste ultime settimane non possono essere dei semplici piromani, anzi: tale patologia non ha proprio nulla a che vedere con tutto ciò e far finta che sia questa la causa principale significherebbe ignorare completamente la situazione reale. È evidente, insomma, come vi sia qualcuno dietro questi attacchi, attacchi che potremmo definire mirati contro le istituzioni, i cittadini e la natura stessa e che hanno rischiato di intossicare migliaia di persone e comunità del tutto impreparate a fronteggiare un assalto simile.

Eppure tutto ciò non basta. Non basta affermare che è l’azione dell’uomo a creare queste montagne di fuoco giganti. Non basta dire che gli incendi sono di natura dolosa e pertanto i criminali che li hanno appiccati meritano di andare in galera (la citazione, seppur non virgolettata, non è casuale). Bisogna capire veramente chi, come e perché ha distrutto imponenti quantità di verde nazionale e come poter fermare tutto ciò ed evitare che questa tragedia si ripeta.

L’attenzione, ovviamente, non può che cadere sulla mafia. Sì, ancora lei: questo male che affligge il Paese e che oltre a infiltrarsi negli appalti, nell’economia e in politica, decide di agire come una vera e propria organizzazione terroristica. Che la criminalità organizzata sia dietro agli incendi non è semplicemente una sensazione, ma una triste possibilità e le motivazioni sono tante. Lo stesso Saviano, in un articolo pubblicato su Repubblica e in un video postato sul proprio profilo Facebook, ha spiegato egregiamente la situazione attuale, descrivendo i motivi per cui i clan malavitosi avrebbero deciso di dar vita ad una vera e propria guerra.

E i motivi, come detto, sono tanti. Innanzitutto si potrebbe pensare a dei segnali nei confronti delle istituzioni: un clan è scontento dell’attività politica di quel dato comune o specifica area? Si appicca un incendio e si crea paura. Un terreno diventa edificabile e la gara d’appalto sta per essere presentata? Il clan appicca ancora una volta l’incendio, come a voler dar vita ad una trattativa obbligatoria, una trattativa con al centro il clan stesso.

A tal proposito, bisogna ricordare della presenza di una legge che definisce come non edificabile un terreno da pascolo per i successivi 15 anni se colpito da incendio; questa legge, purtroppo, viene puntualmente aggirata poiché spesso gli stessi terreni colpiti vengono dichiarati come “terreni agricoli” e dunque sfruttabili dai clan che vi costruiscono sopra. Cavilli all’italiana, insomma.

E ancora, come non pensare alle discariche? Un incendio è un’ottima risorsa per due motivi: da un lato lo si utilizza per bruciare rifiuti già esistenti; dall’altro, invece, per far ulteriore spazio ed avere la possibilità di scaricarne degli altri. Non è un caso, infatti, che i casi più gravi siano accaduti in regioni al centro di una lotta contro la mafia ormai perenne e come sia proprio il Sud (anche se nelle ultime ore arrivano notizie dal centro Nord) ad essere maggiormente colpito dalla follia criminale.

Edilizia, discariche e minacce sono certamente tra le motivazioni più valide che un’organizzazione del genere può utilizzare per ottenere lo scopo desiderato: potere, controllo, soldi. Non è affatto impensabile, infatti, che gli incendi che hanno stravolto l’Italia abbiano in effetti una matrice dalla provenienza quasi identica, quella criminale appunto, forte soprattutto di una politica impreparata, inesperta, immobile.

Ed è proprio con un accenno alla politica che vorremmo concludere: come si può pensare di sconfiggere un problema tanto grande se non vi è un piano di prevenzione adeguato? Si badi bene, con prevenzione non si intende soltanto la quantità di mezzi e di personale a disposizione, bensì una prevenzione a tutto tondo: a partire dall’attenzione e dalla guerra a collusioni e corruzione. Ad oggi, le uniche dichiarazioni politiche non fanno altro che urlare in coro a proposito dei seri provvedimenti che verranno presi nei confronti dei responsabili, come se questi “responsabili” decidessero di presentarsi tutti insieme davanti al giudice ed affermare la propria colpevolezza.

L’Italia non si libererà mai degli incendi se la lotta alla criminalità non prenderà lo slancio necessario affinché azioni necessarie vengano bloccate sul nascere. Il nostro Paese, al momento, è in balia delle onde malavitose che fanno quel che vogliono di una barca destinata alla deriva più catastrofica: gli incendi sono solo gli ultimi segnali di risveglio, di prepotenza e stanno a dimostrare che la mafia è viva e vegeta (e per certi versi fa ancor più paura). E che forse qualcuno ha abbassato incautamente la guardia.

Giovanni Dato -ilmegafono.org