C’è un solo ordine nell’Europa fortezza del nostro tempo: fermare i migranti. Con ogni mezzo. Non ce lo chiediamo più “se questo è un uomo”, né ci preoccupiamo di ricordare quello che è stato prima della nascita di quel “sogno europeo” e di quei “valori condivisi” a cui la maggior parte dei leader europei, con molta ipocrisia, si richiama. L’Europa ha scelto di mostrare i muscoli. Ancora una volta lo fa contro una massa di esseri umani innocenti, dipinti come minaccia, trasformati in bersaglio, eletti a capro espiatorio.

La parola “invasione” ormai non è più solo parte del patrimonio linguistico di determinate e ben identificate parti politiche: essa è stata sdoganata, divenendo il concetto che guida le strategie di tutti i governi degli Stati membri in materia di migranti. Non importa che i dati, come sempre, smentiscano gli allarmismi della politica e dei loro amplificatori mediatici, quel che conta è che l’allarme sia procurato e aizzi l’individualismo e l’egoismo marcio delle popolazioni nazionali, in modo che qualsiasi scelta che preveda una deroga ai diritti umani trovi legittimazione.

In questo momento, sono 85mila i migranti arrivati in Italia, un dato che, a fine anno, non dovrebbe discostarsi molto da quello del 2014 (170mila) e non è affatto detto che superi quello del 2016 (181mila); ciò nonostante, da più parti si continua a parlare di record e di situazione ingestibile. E la gente ci crede, anche quella che potrebbe avere i mezzi per comprendere che è ridicolo pensare che un continente come quello europeo, con ben 28 stati membri e 503 milioni di abitanti, non sia in grado di gestire in maniera decorosa l’accoglienza di una media di 300-400 mila persone all’anno. Così come è ridicolo pensare che un Paese come l’Italia, con 60 milioni di abitanti, non sia capace di accogliere un numero così esiguo di persone, che peraltro poi si riduce drasticamente, visto che, per più della metà dei migranti, l’Italia è solo un luogo di approdo e di passaggio verso altre destinazioni.

Se tutti facessimo la nostra parte, prima di lagnarci con l’Europa (che comunque è altrettanto colpevole), dovremmo semplicemente gestire un migrante ogni 700 cittadini. Praticamente i comuni, se tutti pienamente coinvolti, sarebbero chiamati ad occuparsi di pochissime persone. I numeri, infatti, sono ridicoli. E continuiamo a ribadirlo anche se gli altri ci urlano in faccia che non è così e ci parlano di difficoltà e problemi vari, che in realtà non sono certo i migranti a creare.

Ribaltiamo la prospettiva, portandola allora sul piano più volgare, quello che forse interessa maggiormente a questo nostro popolo sempre più disumano ed egoista: i soldi. Visto che i cittadini, aizzati dalla durezza della nostra lugubre truppa governativa e parlamentare e dalla crudeltà ossessiva dei rigurgiti fascio-razzisti, sono ostili ai migranti e li accusano di portare via benessere e pace, proviamo a sbattere sul loro muso la realtà. Diamo a questo popolo drogato dall’oppio di politica e disinformazione, una via per disintossicarsi. Non la diamo noi, che siamo etichettati come ““buonisti”, “amici dei negri” e così via. La fornisce un insospettabile, ossia il presidente dell’INPS.

Presentando la relazione annuale INPS, Tito Boeri ha infatti affermato, fra le tante cose, che senza il lavoro degli immigrati perderemmo 38 miliardi di euro in 22 anni. Una vera debacle per la nostra economia. Per Boeri, chiudere le frontiere sarebbe un disastro per il nostro già pericolante sistema di welfare, visto che i migranti che arrivano sono sempre più giovani e il loro aumento compensa il vertiginoso calo delle nascite in Italia. Uno svecchiamento che senza gli immigrati non ci sarebbe e porterebbe a un collasso sociale ed economico. Non dimentichiamo che i migranti contribuiscono inoltre all’11% del Pil nazionale.

Dati, cifre, tutte cose non smentibili né falsificabili. E sarebbe facile farlo notare se i media smettessero di fare da amplificatore diretto a certa feccia politica. Basterebbe recuperare la funzione del giornalista, basterebbe contraddire invece che servire l’ospite politico, basterebbe non raccoglierne e riportarne ogni dichiarazione, anche quando è palesemente falsa e razzista. Ma questo è un altro discorso. Purtroppo, da quello che vediamo, il fronte è sempre più coeso e largo e punta il dito, come si faceva ai tempi bui della pre-Europa, su chiunque dissenta, su chiunque metta davanti a tutto l’umanità e la vita delle persone.

Così, ad esempio, le Ong sono diventate un bersaglio grosso, come lo sono tutti coloro che si occupano di aiutare i migranti, contro cui si minaccia di chiudere i porti e si mobilitano gli eserciti. Già, gli eserciti. La civile Europa che si lascia violentare dalle mafie di ogni tipo, facendo finta che siano geograficamente limitate o negandone l’esistenza, porta in campo l’esercito contro una massa di disperati che fugge dalla violenza e dalla fame che l’Europa, gli stati nazionali e le loro politiche hanno contribuito a creare.

La civile Europa torna al suo passato. Cambia solo il target. Prima erano gli ebrei, che nonostante un forte spirito comunitario e nonostante fossero parte integrante della società economica e politica, sono stati spazzati via, massacrati, umiliati, decimati, in quello che è stato l’orrore dell’Olocausto. Oggi sono i migranti, che in questa società vengono spinti all’ultimo posto, emarginati, sospesi tra l’orrore e la speranza. La strategia è più sottile, meno sbrigativa in apparenza, ma ugualmente brutale. E anch’essa si avvale dell’indifferenza della popolazione.

Come all’epoca fecero finta di non sapere cosa accadesse agli ebrei a causa delle leggi razziali, oggi gli europei chiudono gli occhi dinnanzi ai campi di concentramento e tortura in Libia, agli stupri, agli omicidi, ai morti e ai cumuli di ossa in mezzo alla sabbia del deserto. Oggi applaudono un’Europa muscolare che vuole chiudere con la questione migranti con una sola strategia: lasciare che ci pensi la Libia e che non li faccia partire più. Come hanno fatto con la frontiera greca e con la Turchia, di cui oggi parliamo molto meno, come se il problema non esistesse più, infischiandocene della sorte dei profughi lasciati lì, al confine con quella guerra da cui avevano provato a salvarsi.

Vogliono che le Ong scompaiano, per fare in modo che si possa mantenere il silenzio sui metodi criminali della Libia e delle sue motovedette, delle sue milizie e della sua polizia. Vogliono che si chiudano gli occhi. E non lo vogliono solo Salvini, la Meloni e i Cinque Stelle. Lo vogliono anche Minniti, Gentiloni, Renzi, Macron, la Spagna, l’Austria, la Germania e quasi tutti i parlamentari italiani, compresi quelli del Pd che magari fanno tweet da animelle o organizzano incontri sul tema fingendo di aver conservato un’umanità che in realtà non hanno mai avuto o hanno svenduto a logiche di partito.

Questa è l’Europa di oggi. Un’Europa senza scrupoli che sta cercando il modo meno clamoroso e diretto per operare quella che è una pulizia etnica scientifica e feroce contro chi ha la sola colpa di chiedere aiuto a chi potrebbe darglielo e che, per mere ragioni di potere, risponde invece con la violenza tipica dei criminali di guerra.

Massimiliano Perna -ilmegafono.org