Esperienza e maturità, schiettezza ed essenzialità: sono questi i quattro tratti che potremmo usare per dipingere i Goose, il gruppo che vi proponiamo questa settimana e di cui vi abbiamo anticipato qualcosa nella puntata di “The Independence Play” a loro dedicata sulla nostra web radio (ascolta qui).

I Goose vengono dalla Sardegna e hanno una storia ormai consolidata, che si sviluppa a partire dalla metà degli anni ‘90 e che prosegue fino ad oggi, con l’uscita del loro nuovo album, il terzo, intitolato “Dopo il diluvio” e distribuito e promosso da Seahorse Recordings. Nove tracce che confermano la fedeltà dei Goose al genere folk-rock e all’indie-pop che li caratterizza, con sonorità ben strutturate, arrangiate con sapienza, con una grande varietà strumentale a far da cornice ai testi, che sono curati e toccano l’essenza, senza perdersi in sovrastrutture e orpelli.

Ne viene fuori un disco sincero, schietto, con ballate rock dal carattere forte e dal sapore intenso. “Piove forte sulla mia vita”, cantano i Goose nella traccia che apre il disco (Cento volte). Ed è proprio dopo il diluvio, dopo la tempesta, che riemerge tutto; è da quella pioggia che rinasce la bellezza. Bellezza fatta di poche cose riflesse. Poche cose che vanno difese dal temporale.

Così, grazie alla loro incantevole e piena sensibilità, i Goose si raccontano attraverso un sound accattivante e completo, senza mai strafare, senza l’ansia di dover dimostrare qualcosa o forzare un accordo o un testo per riuscire ad arrivare. Segno di grande maturità artistica e della consapevolezza di avere ormai una propria identità.

Loro parlano con noi mentre si specchiano negli occhi di un amore che non vuole farci andar via. E mentre osservano e ci fanno osservare quegli occhi, riescono a farci vedere cos’è la gioia, ci dicono che “dormire a luce spenta è quasi la felicità” (come nel brano Gioia). I Goose ci costringono a guardarci dentro, con parole che non risultano mai, nemmeno per un attimo, banali.

Affrontano temi esistenziali, mischiano sentimenti intensi, con rabbia, malinconia o dolcezza, senza mai perdere la voglia di “cercare vita autentica e consapevolezza delle cose”, nonostante tutto, nonostante il mondo che ti “dimentica” e malgrado non sia chiaro “cosa resterà” (come cantano in Gettato nel mondo). La struttura musicale è molto bella, compiuta, varia, armonica, con piano, fiati, archi (che spiccano in A fondo e in Barbara) e le chitarre acustiche a guidare. Ne viene fuori un bel mix sonoro, che si appoggia al timbro rock-folk e all’indie pop, ma che offre anche altre eleganti sfumature tendenti quasi al blues, come ad esempio nel bellissimo piano della penultima traccia (Lontano).

La voce, calda e profonda, ci accompagna e ci guida con gentilezza nell’ascolto di questo album che si lascia scoprire, ci offre le sue ballate intense, ci regala una fotografia musicale di un tempo che appartiene a tutti noi; un tempo fatto di ricordi, ansie, gioie, dubbi, rabbia, amore, ribellione. “Dopo il diluvio”, dunque, è un lavoro sincero, nel quale la musica non è invadente, non si disperde in virtuosismi artificiali, ma segue quell’essenza quieta che profuma di vita, di ripartenza e rinascita, proprio come la terra subito dopo la fine di un temporale.

FrankaZappa -ilmegafono.org

 

La copertina dell’album “Dopo il diluvio”.