La straordinaria bellezza mediterranea di Taormina, quel Mediterraneo che disegna una cornice che costringe a pensare e guardare dentro i propri sentimenti. No, nemmeno questa cornice è servita. Qualcuno continua a definirli “i grandi della Terra”, ma di grande hanno solo la loro miseria umana e la loro arroganza. Incravattati e tronfi, con le loro dame a fare da contorno surreale nell’inutile tentativo di dare al mondo un’immagine di normalità quotidiana come se nessuno conoscesse, nessuno sapesse. Ma forse in tanti, troppi, fingono davvero di non conoscere e di non sapere che le decisioni sui destini del mondo sono prese altrove e  sono decisioni pesanti e precise, che non lasciano dubbi.

Ai burattini che periodicamente si ritrovano, solo casualmente in località ricche di bellezza e di storia, è affidato il compito di illudere gli sciocchi che loro davvero lavorano e si sforzano di trovare accordi: sul clima, sulle scelte economiche, sulla pace. Qualcuno disposto a dare loro questa credibilità esiste sempre. Ma, poi, bastano due giorni di nulla e di chiacchiere al vento e al sole della bellissima Terra di Sicilia per riprendere i loro aerei e tornare nei propri ovili e riprendere il loro gioco, il loro “Risiko” personale: la conquista non solo dei territori ma anche la loro spartizione, il loro controllo. Forti della loro arroganza giocano a carte scoperte, senza alcuna preoccupazione di nascondere il loro barare: sanno di farlo e lo ostentano, senza pudore e senza vergogna.

Perché preoccuparsi di trovare un accordo sul clima se quest’accordo non porta alcun aumento di fatturato e di potenza personale? Perché mai provare a cercare una soluzione umana alla disumana condizione dei migranti? Perché dunque parlare di lotta al terrorismo senza mai nemmeno accennare alle cause e alle origini del fenomeno? Eppure, con un’ipocrisia che non conosce confini, il Presidente del Consiglio del nostro Paese afferma che “…l’impegno contro il terrorismo è il successo più grande…” (leggi qui).

Davvero si pensa che l’impegno contro il terrorismo possa essere qualcosa di grande, anche se prescinde da un’analisi reale sulle sue radici e sulla storia? Davvero si pensa che non sia necessaria nessuna autocritica? Quando il documento finale del vertice recita che “…i leader del G7 riaffermano il diritto sovrano degli Stati, individualmente e collettivamente, a controllare i loro confini e a stabilire politiche nel loro interesse nazionale e per la sicurezza nazionale” cosa significa? Significa che ci s’inchina alla scelta USA di preferire i muri, coscienti e consapevoli delle vergogne di cui anche l’Europa è colpevolmente protagonista nello scenario mondiale? Sì, penso proprio che significhi questo.

Quando il Presidente americano afferma che “…A Roma sono stato ispirato dalla grande bellezza, dalla basilica di San Pietro e dal colloquio con il Papa: un onore conoscerlo e pregare per la pace. Abbiamo spianato la strada a una nuova era di cooperazione tra i paesi del mondo per sconfiggere il nostro nemico comune, il terrorismo. Per questo ho voluto concludere questo mio viaggio a Sigonella… Avrete sempre il mio sostegno. Noi vogliamo la pace attraverso la forza. Avremo molta forza, ma anche molta pace”. Poi la promessa: “Noi paesi civilizzati ridurremo in polvere il terrorismo”.

Come interpretare queste affermazioni ? Credo che non possano esistere dubbi, perché da sempre la forza e i muscoli sono l’argomento più amato dalla prima potenza mondiale. Interessante notare come solo qualche ora prima di essere illuminato dall’incontro in Vaticano, il Presidente USA avesse incontrato gli amici emiri a Riad, firmando affari e contratti che vedono la vendita di armi al centro dei colloqui e degli accordi. Ma questo, agli occhi distratti di molti, è un fatto secondario. Con gli Emirati Arabi si fanno accordi e si firmano contratti, importa qualcosa a qualcuno il legame degli stessi emiri con gli integralisti di ieri e di oggi? Lasciamo nel cassetto, allora, certi aggettivi. Perché i “grandi del mondo” hanno altre facce, altre storie.

Hanno la faccia di chi resiste a Mosul sotto le bombe e sotto le violenze dell’ISIS, hanno la faccia delle donne di Kobane. Hanno la faccia segnata dalla fatica di chi ogni giorno rischia la propria vita per salvare migranti nel Mediterraneo, hanno la faccia di chi cura ogni ferito negli ospedali di Emergency. Hanno la faccia delle Donne e degli Uomini che in ogni parte del mondo sfidano le mafie e i regimi che le sostengono, hanno il volto di chi ogni giorno fatica ad arrivare a sera perché, tante volte, è difficile arrivare alla fine della giornata. Hanno la faccia di chi perde il lavoro, di chi non lo trova e di chi non l’ha mai trovato perché la globalizzazione selvaggia decisa nei consigli di amministrazione ha deciso così.

Ricordiamole bene queste facce, perché loro sono i veri grandi della Terra. Loro che, un giorno alla volta, testardamente e orgogliosamente resistono, vivono e a volte riescono anche a sorridere. E lo fanno da un campo profughi o dopo essere stati salvati da un barcone nel Canale di Sicilia, lo fanno da Kobane e da Mosul, lo fanno dalle terre stuprate dalle mafie, lo fanno dall’America Latina e dall’Africa, lo fanno nelle piazze di Milano, Parigi, Berlino e in ogni parte d’Europa lottando e impegnandosi contro la destra xenofoba e razzista, che cavalca l’onda dell’odio verso lo straniero e verso il migrante che cerca una vita lontano da casa sua per il semplice motivo che casa sua non esiste più.

Se ne sono andati da Taormina, finalmente. Sono tornati ai loro salotti, scortati e protetti sui loro SUV neri, come nero è il futuro che loro vogliono disegnare dai loro studi ovali, dai loro consigli di amministrazione e dalle loro banche così amiche e così gelose nel custodire i loro segreti. Taormina si riprende il suo sole senza doverlo condividere per forza con chi non sa riconoscere e amare un raggio di sole. Sono già pronti per il prossimo vertice, dove faranno ancora finta di discutere per il bene dell’umanità, naturalmente dopo aver firmato altri accordi e contratti sulla vendita delle armi e dopo aver giocato ancora un po’ al loro “Risiko”, dopo essersi spartiti ancora un pezzo di questa Terra che non è la loro ma che loro si divertono a comandare. Punto e a capo.

Maurizio Anelli (Sonda.life) -ilmegafono.org