Non so se avete mai sentito parlare dei Sacri Monti. Si tratta di santuari che riproducono in scala 1:1 dei momenti cruciali della vita di Cristo. Questi luoghi si trovano concentrati tra Piemonte e Lombardia, sono dei posti incredibili spesso immersi in boschi secolari e si impongono nel panorama dell’arte Rinascimentale come una vera e propria summa delle conoscenze religiose ed anatomiche del tempo. Prendiamo come esempio il Sacro Monte di Varallo, che si trova in Piemonte, in provincia di Vercelli per l’esattezza.

Siamo in Valsesia, sul terrazzamento naturale del monte Tre Croci. Bernardino Caimi, frate minore osservante di origini Milanesi, fu il fondatore di questo luogo. È il 1491 quando Bernardino, di ritorno dalla Palestina, volle far riprodurre Nazaret, Betlemme e il Calvario. Ognuno di questi luoghi è “ospitato” dentro una cappella. Dopo i primi lavori e la morte del fondatore avvenuta nel 1499, i lavori vennero ripresi nel 1517. È in questo momento che interviene Gaudenzio Ferrari, artista straordinario che vi lavora fino al 1529.

Gaudenzio era a conoscenza delle ultime tendenze dell’arte, conosceva le grottesche della Domus Aurea e le opere di artisti come Perugino e Raffaello, e quando realizzò gli affreschi e le statue al Sacro Monte di Varallo vi ripose tutte le sue conoscenze. Oltre a Gaudenzio furono impegnati numerosi altri artisti come Tanzio da Varallo, Bernardino Lanino, e molti altri. Nella seconda metà del Cinquecento, durante la Controriforma, San Carlo Borromeo rese questo luogo ancor più unitario e coinvolgente. Architettura, scultura, pittura si fondono per offrire un gioiello che farà da modello agli altri sacri monti.

Questi luoghi, destinati a far immedesimare i fedeli nella storia sacra e ad insegnarla, sono stranamente poco conosciuti ai giorni nostri. A parte il valore educativo e religioso, queste rappresentazioni sono artisticamente molto ben eseguite. Il realismo è incredibile. Si tratta di veri e propri teatri immobili in cui innumerevoli personaggi animano la scena le cui quinte sono realizzate ad affresco. Immaginate un enorme presepe con statue gigantesche molto verosimili. Le vesti, i capelli, le barbe sono vere e rendono la scena molto più originale, quasi inquietante.

Gaudenzio, in questo sacro monte, realizzò la decorazione a fresco e le statue in terracotta delle cappelle della Natività, dell’Adorazione dei Pastori, della Spoliazione delle vesti (oggi detta della Pietà) e del complesso di Betlemme, che sono la parte più interessante dell’intero complesso che conta più di 40 cappelle, oltre 600 statue in legno e terracotta e 400 pitture a fresco.

È di pochissimo tempo fa la notizia (leggi qui) che il Piemonte sta cercando di valorizzare questi luoghi, che sono tra l’altro patrimonio dell’Unesco dal 2003. L’assessore alla Cultura e al Turismo della Regione Piemonte, Antonella Parigi, ha infatti dichiarato: “Abbiamo fortemente voluto dare unitarietà a questo importante patrimonio perché crediamo che questi beni costituiscano, pur con le dovute differenze, un insieme coeso e unico, nonché per poter agire con azioni congiunte, senza disperdere risorse ma, anzi, dando maggiore forza al nostro operato”.

“Un approccio – prosegue – che inizia già a dare i suoi frutti: in questi anni abbiamo infatti potuto contare sull’appoggio di un buon numero di realtà pubbliche, bancarie, di fondazioni bancarie, ma anche di privati e singoli cittadini che si sono fatti carico anche di restauri importanti. Segnali positivi che ci incoraggiano e ci spingono, come ente regionale, a considerare sempre più i Sacri Monti come un elemento strategico del nostro patrimonio artistico, ma anche turistico. I Sacri Monti costituiscono un insieme composito di grande valore storico e artistico, legati a una rete di cammini, dagli antichi Cammini Alpini alla Via Francigena, e di piste ciclabili, caratteristiche che inseriscono a pieno titolo questi bene nei circuiti del cosiddetto ‘turismo slow’“.

Speriamo bene.

Angelo De Grande -ilmegafono.org