Non molti sanno che sotto la Basilica di San Lorenzo a Firenze, in cui si trovano le tombe della famiglia de’ Medici, più esattamente sotto la Sagrestia nuova, c’è una stanzetta usata da Michelangelo Buonarroti per nascondersi, nel 1530, proprio dai Medici.

Nel 1975, l’allora direttore del Museo delle Cappelle Medicee, Paolo del Poggetto, cercando di trovare un punto in cui aprire un nuovo passaggio per regolare l’afflusso dei turisti, scoprì per caso un luogo rimasto celato sin dal Rinascimento. Si tratta di una stanza di sette metri per due che, quando fu scoperta, era piena di carbone, come un magazzino di risulta, e con le pareti in parte intonacate. Del Poggetto fece allora rimuovere l’intonaco dai suoi collaboratori per guardare con più attenzione i disegni a carboncino che emergevano in alcune zone della parete.

Con enorme sorpresa, gli enormi disegni sembrarono da subito essere opera di Michelangelo. Dettagli del David, del Laocoonte, della cappella Sistina si trovano, infatti, su queste pareti difficilmente aperte al pubblico. Michelangelo si nascose in questi spazi per qualche mese per sfuggire all’ira dei Medici spodestati, tre anni prima, da una rivolta popolare, a cui anche egli partecipò,  e oramai tornati in città.

Probabilmente non era da solo ma assieme a uno o due allievi: la qualità di alcuni disegni, infatti, non raggiunge quella della mano del maestro. Il celebre professor William E. Wallace sostiene che Michelangelo non aveva bisogno di nascondersi in luogo tanto angusto e suppone che la stanza fosse utilizzata dal maestro e dai suoi allievi durante i lavori di realizzazione della sagrestia Nuova come fresco luogo di riposo. 

In ogni caso è praticamente impossibile visitarla. Bisogna aspettare le giornate del Fai o fare richiesta a chissà chi. Avevano detto che avrebbero realizzato una ricostruzione tridimensionale per permettere quantomeno una visita virtuale degli spazi, ma di questa bella iniziativa sul web non c’è traccia. Speriamo che presto si possa avere qualche buona notizia in merito.

Angelo De Grande -ilmegafono.org