Il racket. Una delle più pesanti piaghe del nostro Paese e della nostra economia. Questa settimana ci giungono due notizie, dal tenore diverso ma accomunate da un unico denominatore: la lotta contro gli estortori. Le notizie in questione ci giungono dalla Campania, più precisamente dai comuni di Ercolano e di Napoli: insieme mostrano che, se è vero che lo Stato, forte della crescita della coscienza civile dei cittadini, è riuscito ad arginare la carica oppressiva delle mafie, è altrettanto vero che la strada è ancora molto lunga e difficile. Non solo in Campania, regione meravigliosa ma martoriata dalla presenza ingombrante della camorra, ma in tutto il Paese.

Partiamo dalla prima notizia, quella negativa. Qualche giorno fa, a Napoli, degli uomini incappucciati hanno dato fuoco all’ingresso di un bar nel quartiere della Duchesca, a dimostrazione del fatto che questa zona del capoluogo partenopeo sta vivendo un momento piuttosto difficile. Lo scorso gennaio, infatti, proprio alla Duchesca accadde un fatto a dir poco incredibile: alcuni esponenti dei clan mafiosi della zona, dopo aver fatto irruzione nel mercatino della Maddalena, spararono colpi all’impazzata al fine di intimidire i commercianti (la maggior parte stranieri) che si rifiutavano di pagare il racket (durante il raid, tra l’altro, venne persino ferita una bambina).

A seguito di quanto accaduto, Ciro Scarciello, salumiere alla Duchesca, fece un appello in tv rivolto alla comunità, alla gente del suo quartiere perché questa si ribellasse e non restasse inerme di fronte a tanta crudeltà. Il risultato fu la perdita della clientela e il bancone della salumeria spaccato a metà, segno (ancora una volta) della presenza violenta e radicata dei clan. Ciro, che da allora per fortuna ha ricevuto anche molte attestazioni di stima e di vicinanza non solo dai cittadini napoletani, ma anche dalle cariche politiche più importanti, ha deciso di chiudere l’attività perché “l’incompatibilità ambientale ormai è diventata insopportabile”.

A questo brutto fatto si contrappone una buona notizia che arriva invece da Ercolano, luogo spesso al centro della cronaca. Le forze dell’ordine, infatti, a seguito di un’ordinanza emessa dal Tribunale di Napoli, hanno eseguito ben 13 operazioni di custodia cautelare nei confronti di diversi membri di alcune famiglie mafiose (nello specifico i clan Birra-Iacomino e Ascione-Papale). Tale scacco nei confronti della mafia è stato reso possibile non solo grazie agli sforzi degli inquirenti, ma anche grazie alla stretta ed importantissima collaborazione dei commercianti e degli imprenditori del comune campano, stanchi di subire le innumerevoli minacce e intimidazioni dalle cosche che controllano il territorio.

È questa, probabilmente, la cosa sulla quale porre maggiormente attenzione, poiché la comunità ha vinto una prima battaglia, scegliendo di combattere i soprusi mafiosi parlando, denunciando, alzando la testa e dimostrando che con coraggio e volontà, con la collaborazione con le forze di polizia, è possibile liberarsi di estorsori e strozzini. “L’operazione di oggi – ha affermato il sindaco di Ercolano Ciro Bonajuto – è l’ulteriore testimonianza del fatto che quando si alleano tutte le forze positive di una comunità lo Stato è più forte di ogni forma di criminalità”.

La speranza, ovviamente, è che tutti i commercianti, anche in altre parti d’Italia, prendano esempio da quanto accaduto e si convincano del fatto che la mafia, insieme, può essere sconfitta. Come dimostrano i tanti esempi che abbiamo conosciuto negli anni. Ci auguriamo, però, che anche lo Stato faccia sempre la propria parte, non lasciando solo chi alza la testa. Perché la strada, come dicevamo, è ancora lunga.

Lo abbiamo visto raccontando queste due storie dal tenore opposto: da un lato c’è lo Stato che agisce e reagisce, dall’altro, invece, la sua assenza che si aggiunge a un’omertà orribile, sintomo di un problema sociale e culturale purtroppo ancora ben radicato e difficile da estirpare. Meglio lasciarsi, allora, con la speranza che viene dal caso di Ercolano, la speranza che ciò diventi normalità, quotidianità. Sconfiggere la criminalità organizzata è possibile se lo si vuole. Per far ciò basta credere nello sforzo comune e nell’aiuto collettivo, in collaborazione con la giustizia. D’altra parte, non si è mai visto un soldato sconfiggere da solo un plotone di migliaia di uomini.

Giovambattista Dato –ilmegafono.org