Se pensiamo che casa nostra sia un luogo sicuro e protetto da qualsiasi forma di inquinamento, ci sbagliamo di grosso: anche dentro le quattro mura domestiche, la concentrazione di sostanze contaminanti non è prossima allo zero. Pare, infatti, che gli inquinanti dannosi per la nostra salute si trovino non solo all’aperto, ma anche tra le pareti domestiche, dell’ufficio, a scuola e in palestra. È quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista “Environmental Science & Technology” e condotto da un gruppo di ricercatori del dipartimento di salute pubblica della Georgetown University.

Incrociando i dati di ventisei pubblicazioni scientifiche già presenti in letteratura, basate su rilevazioni condotte in diversi appartamenti campionati in 14 Stati, gli studiosi hanno potuto dedurre che nelle abitazioni si rilevano almeno 45 sostanze chimiche potenzialmente tossiche che si trovano in molti beni di largo consumo. Praticamente pavimenti in vinile, prodotti per la cura della persona e della casa, materiali di costruzione impiegati per gli arredi, ovvero tutti prodotti di uso quotidiano, rilasciano nell’aria sostanze che si accumulano nella polvere, a sua volta depositandosi sui pavimenti e sulle diverse superfici.

Così l’ambiente domestico diventa pericoloso per tutta la famiglia, ma si sa che anche in questo caso i soggetti più a rischio sono i bambini, sia perché giocano spesso a terra e tendono a mettere le mani in bocca, sia perché, a parità di esposizione, il loro peso minore fa sì che accumulino maggiori sostanze tossiche. “Nelle nostre case siamo circondati da prodotti realizzati con sostanze chimiche nocive – dichiara Veena Singla, ricercatrice del programma salute e ambiente del Natural Resources Defense Council e tra le autrici della pubblicazione -. Dobbiamo lavorare per sostituirle quanto prima con alternative più sicure”.

Il dato più allarmante è che, in oltre il novanta per cento dei campioni di polvere domestica esaminata, sono state scoperte almeno dieci sostanze chimiche tossiche che si ripetono. Le molecole trovate in maggiore abbondanza sono state divise in quattro classi: gli ftalati, rilasciati da giocattoli, cosmetici, pavimenti vinilici; i fenoli, che si trovano in molti prodotti per la pulizia; i ritardanti di fiamma, presenti ad esempio nei mobili; e i fluorurati, usati anche nel rivestimento di alcune pentole antiaderenti. Gli effetti pericolosi di ogni singola sostanza sono ben conosciuti: spaziano da quello oncologico al potenziale danno per la salute riproduttiva. Quello che ancora non si conosce, invece, è l’effetto che si potrebbe ottenere dal mix di tutte queste sostanze: di sicuro, però, non può che ampliare gli effetti negativi.

Alla fine del documento vi sono alcune indicazioni per ridurre l’esposizione a queste sostanze: un frequente lavaggio delle mani, una maggiore attenzione ai prodotti impiegati per l’igiene personale e l’installazione di filtri ad alta efficienza contro il particolato. Inoltre, altri fattori che concorrono all’inquinamento indoor sono il fumo passivo e gli acari della polvere, che hanno fatto aumentare i disturbi respiratori all’interno della popolazione asmatica. Anche se lo studio riflette la situazione statunitense, si potrebbe applicare anche a quella europea, se si considerano i centomila decessi annui. Per quanto riguarda l’Italia non c’è una normativa specifica a livello nazionale che controlla la qualità dell’aria indoor negli edifici generici, ma soltanto parametri di salubrità emanati dai singoli Comuni. 

Veronica Nicotra -ilmegafono.org