Un altro durissimo colpo è stato inferto a cosa nostra e, per la precisione, al superlatitante Matteo Messina Denaro. Con l’operazione “Ermes 2”, gli agenti della Dda di Palermo, in collaborazione con il tribunale di Trapani, hanno eseguito 11 misure di arresto e sequestrato 3 società che risulterebbero vicine al boss e collegate alla criminalità organizzata. Secondo quanto emerge dall’indagine, il clan del boss Denaro avrebbe ottenuto notevoli vantaggi nell’accaparrarsi gli appalti più interessanti della zona: il tutto, ovviamente, grazie alle società di cui sopra, che sarebbero state intestate ad alcuni imprenditori, ma che di fatto avrebbero agito sotto la regia mafiosa.

Tra gli appalti in cui pare essere stato forte l’interesse criminale ci sarebbe quello per la costruzione del parco eolico “Vento di vino”, a Mazara del Vallo, mentre un altro caso riguarderebbe un subappalto per la realizzazione dell’ospedale “Abele Ajello” di Trapani. Ad oggi non è dato sapere se ciò corrisponda a quanto realmente accaduto: subito dopo la notizia, infatti, la Cmc (Cooperativa Muratori e Cementisti) di Ravenna, impiegata nella realizzazione dei lavori, ha subito precisato di aver “operato in ossequio alla normativa ed al protocollo di legalità sottoscritto con la prefettura di Trapani” ed ha successivamente deciso di allontanarsi dalla realizzazione di tale appalto.

Al di là delle verità che andranno accertate, gli inquirenti sono certi di aver smascherato l’ennesimo business infettato dalle infiltrazioni mafiose. Come ha dichiarato il procuratore di Trapani, Maurizio Agricola, “le indagini continuano a far emergere imprese riconducibili a mafiosi, o comunque  fagocitate  dall’organizzazione criminale, che inquinano il territorio della provincia”. “Il blitz – ha continuato Agricola – è un ulteriore colpo per la rete che protegge e alimenta Matteo Messina Denaro”. La speranza è che, prima o poi, si possa giungere all’uomo più ricercato e tra i più potenti in Italia.

La cosa, però, non finisce qui: sebbene quanto appena accennato sembri l’ennesimo caso di collusione tra mafia e imprenditoria (fatto talmente comune ormai da non sorprendere più nessuno), l’inchiesta ha svelato anche altre cose inquietanti. Sarebbe emerso che il boss avrebbe accolto all’interno della propria cerchia persino un giornalista, tale Filippo Siragusa. Secondo le carte dell’inchiesta, il giornalista sarebbe accusato di intestazione fittizia di beni e per tale motivo gli è stato applicato l’obbligo di dimora.

Se fosse vera e venisse accertata la responsabilità di Siragusa, sarebbe uno shock, poiché egli stesso è sempre stato un grande promotore delle iniziative antimafia. Proprio poco tempo fa, infatti, si era occupato di un’operazione dei carabinieri che aveva portato all’arresto di diversi esponenti della mafia siciliana, oltre ad aver moderato un incontro pubblico sull’antimafia al quale aveva partecipato anche il pm Nino Di Matteo. Ovviamente rimaniamo cauti e aspettiamo sviluppi per capire se tutto ciò verrà confermato.

Ad ogni modo, se dovessero arrivare conferme al quadro delineato dall’inchiesta, saremmo di fronte a una vicenda che somiglia alla trama (con personaggi similari) di un appassionante romanzo di Sciascia o di Camilleri. Purtroppo, però, si tratta di una realtà piuttosto verosimile e radicata dalle nostre parti. Qualcosa che mina ogni giorno di più l’onestà, la libertà e la fiducia di tantissimi altri cittadini dai valori decisamente più saldi.

Giovambattista Dato -ilmegafono.org