Nuccio Sortino era un uomo onesto e gentile che amava il suo lavoro. Faceva il panettiere a Floridia (Siracusa) e non si era voluto piegare al racket. Anni fa aveva denunciato chi tentava di pretendere una “tassa” sul suo lavoro, su ciò che si guadagnava onestamente. Lavorando giorno e notte. E proprio una maledetta notte Sortino è stato ucciso da un gruppetto composto da due minorenni e un diciottenne. Ne avevamo parlato su queste pagine (leggi qui), a proposito degli episodi sempre più frequenti di violenza con protagonisti minori o comunque giovanissimi. Poco meno di un mese dopo, il 3 ottobre scorso, a Floridia, presso l’assemblea consiliare del Comune, si è svolta una iniziativa pubblica in sua memoria.

La manifestazione è stata organizzata dalla FAI Antiracket e ha visto la partecipazione dei figli di Sortino, del presidente onorario della FAI, Tano Grasso, e del coordinatore provinciale, Paolo Caligiore. Presenti anche il Prefetto di Siracusa e i rappresentanti locali delle forze dell’ordine, insieme a commercianti e cittadini. Oltre a ricordare il compianto fornaio, al quale è stata intitolata la sezione di Floridia e Solarino della FAI, l’iniziativa è stata l’occasione per chiedere giustizia, ma anche per riflettere sulla situazione attuale, sulla lotta al racket, su ciò che manca e su ciò che serve. Qualche giorno dopo, allora, abbiamo contattato e intervistato Paolo Caligiore, pioniere dell’antiracket e da circa trent’anni attivamente impegnato nella lotta alle estorsioni.

Il suo ricordo di Nuccio Sortino è vivo e profondo. Nella sua voce, adesso, c’è rabbia mista a dolore: “Hanno ucciso un uomo che lavorava onestamente. Da sempre. Abbiamo intitolato la locale sezione a Nuccio, perché ne è stato uno dei fondatori. Aveva infatti denunciato il racket anni fa e da allora si era sempre impegnato per aiutare gli altri commercianti. La sezione di Floridia-Solarino è passata così dai 22 soci iniziali ai 75 di oggi, segno che è stato fatto un ottimo lavoro in un territorio difficile. Noi lo ricorderemo sempre e continueremo il suo impegno”. Un territorio difficile di cui si parla poco ma che da un po’ di tempo vive una situazione molto preoccupante in tema di mafia e, soprattutto, di racket.

“In questa zona – afferma Caligiore – negli ultimi anni sono stati molti gli episodi intimidatori, alcuni anche molto gravi. La sera della commemorazione, alla quale erano presenti anche le istituzioni politiche e militari, è stato compiuto un attentato incendiario ai danni di una paninoteca, con 80 tra sedie e tavoli andati in fumo. Non sappiamo se sono stati ragazzini o altri più esperti, ma di certo, in quel preciso giorno, qualcuno ha voluto dare un segnale pesante allo Stato”.

Il problema non è costituito, però, solo dal racket tradizionale, che oggi utilizza anche altre forme per chiedere il pizzo (ad esempio consumare e non pagare), ma anche dalle nuove leve della delinquenza, la loro età e i loro metodi. Che sono costati la vita a Sortino. “Gli inquirenti indagheranno, ci diranno con certezza se si tratta di racket o di un atto di delinquenza minorile, ma c’è comunque un problema serio con i minorenni. Questi erano già armati quando Sortino è stato chiamato dai suoi dipendenti ed è arrivato in negozio. E hanno sparato sei colpi con l’intenzione di uccidere. Ecco, questo fa paura. La presenza di minori armati in zona spaventa”.

Paura. Spavento. Due parole che spiegano l’effetto negativo prodotto dalla combinazione tra racket, intimidazioni e, infine, l’omicidio di un padre di famiglia: “Le denunce sono diminuite perché fatti simili, uniti ad altri gravi episodi avvenuti di recente, generano effetti nefasti sulla volontà di denunciare. C’è molto da lavorare su tale aspetto”.

Caligiore poi pone l’accento su un altro punto, emerso tragicamente dopo la morte di Sortino: il fornaio era da tempo tormentato dall’arroganza dei tre delinquenti, ma aveva avuto la bontà di limitarsi a rimproverarli, senza denunciarli, probabilmente per non rovinarli, consapevole che si trattasse di ragazzini. Qualcosa da non ripetere, perché l’attenzione deve essere massima: “Stiamo lavorando sul territorio – afferma il coordinatore provinciale della FAI – invitando i commercianti, soprattutto quelli della ristorazione, che sono più esposti perché stanno aperti fino a tarda sera o notte, a segnalare e denunciare subito certi atteggiamenti e soprusi. Anche se si tratta di minori o di cose che possono apparire bravate”.

Tutto ciò, però, da solo non basta. C’è la necessità di una strategia unitaria. I commercianti devono fare la loro parte e collaborare, così come fanno le associazioni antiracket, ma c’è bisogno anche di altri soggetti, soprattutto per quel che riguarda la questione dei minori e della violenza minorile. “C’è urgente bisogno – continua Paolo –  che Comune, scuole, servizi sociali, cittadini, tutti collaborino sinergicamente, facciano la propria parte uniti. Se, accanto all’azione repressiva e alla giustizia che si deve alla vittima e ai suoi familiari, non si crea un’azione di prevenzione, intervento, recupero, reindirizzo di questi minorenni, succederà che quando usciranno dal carcere ce li ritroveremo in giro come boss”.

È anche una questione di esempi e di una politica che non si deve perdere in atteggiamenti miserabili e colpevoli: “Dobbiamo proporre modelli positivi. Se, ad esempio, il sindaco affigge in città i manifesti che invitano alla fiaccolata per ricordare la vittima, trovo inaccettabile che gli avversari politici li coprano o li oscurino. Si diventa complici in questa maniera. Le divergenze politiche, le schermaglie tra maggioranza e opposizione – conclude Caligiore – dovrebbero cessare dinnanzi a un problema che andrebbe affrontato con la massima unità. Altrimenti c’è poco da fare”.

Massimiliano Perna –ilmegafono.org