Non sono certo pochi i fenomeni naturali che, dal 2010 a oggi, si sono verificati nel nostro Paese. Si tratta di fenomeni collegati al cambiamento climatico, come allagamenti, frane ed esondazioni, ma anche all’elevata concentrazione di polveri sottili nell’aria, che hanno ormai coinvolto tutta la penisola con gravi conseguenze soprattutto nelle città, considerate il punto più sensibile nella lotta climatica. Proprio nelle aree urbane, infatti, si registrano le quote più rilevanti di emissioni e la frequenza di fenomeni meteorologici estremi non solo sta mettendo a rischio la vita delle persone, ma sta anche provocando danni a edifici e infrastrutture e, come se non bastasse, al patrimonio storico del Paese.

A fare il quadro della situazione ci ha pensato Legambiente che, nei mesi scorsi, ha pubblicato un dossier, “Le città italiane alla sfida del clima”, redatto in collaborazione con il ministero dell’Ambiente. L’emergenza si sposta anche sul piano sanitario, poiché altrettanto importanti si rivelano gli impatti sulla sanità dovuti a temperature al di sopra della media e a elevati tassi di umidità, che hanno portato a un notevole disagio della popolazione. Secondo alcuni studi, infatti, vi sono delle relazioni tra elevate temperature e salute della popolazione, soprattutto degli anziani che vivono in città.

Dal dossier dell’associazione ambientalista vengono a galla altri dati critici. Otto comuni su dieci si trovano in aree a rischio di dissesto idrogeologico. Non è un caso che l’Italia sia tra i primi paesi al mondo per risarcimenti e riparazioni di danni da eventi di dissesto, arrivando a spendere, tra il 1944 ed il 2012, 61,5 miliardi di euro solo per i danni provocati dagli eventi estremi succedutisi sul territorio. Altri danni, meno considerevoli, hanno riguardato la rete di trasporti locali e nazionali e quella elettrica, che spesso ha dovuto far fronte a blackout a causa del maltempo.

L’obiettivo, dunque, è quello di preservare le città, dove appunto le emissioni sono più frequenti anche a causa della speculazione edilizia, responsabile talvolta del dissesto idrogeologico che pervade l’Italia da Nord a Sud. Legambiente, sotto sollecitazione degli input che arrivano da Bruxelles, ha chiesto ai Comuni di “mettere in sicurezza le aree più a rischio attraverso interventi innovativi, fermando il consumo di suolo e riqualificando gli spazi urbani, le aree verdi e gli edifici per aumentare la resilienza nei confronti di piogge e ondate di calore”.

Una politica all’altezza della situazione sarebbe quella portata avanti già da molte realtà straniere, cioè la messa a punto dei piani clima delle città: uno strumento che consente di individuare le aree a maggiore rischio e rafforzare la sicurezza dei cittadini. Sicuramente un altro punto non trascurabile è quello dei fondi. “Ci sono già ottocento milioni a disposizione delle Regioni, immediatamente spendibili – ammette Gian Luca Galletti, ministro dell’Ambiente -. Servirebbero maggiori risorse, ma i soldi sono soltanto uno dei problemi e per quest’anno lo abbiamo risolto”. 

Veronica Nicotra -ilmegafono.org