Route 66 è un nome emblematico per l’immaginario collettivo: iconografia, musica, letteratura e tante altre forme d’espressione convergono sulla storica autostrada che attraversa gli Stati Uniti dall’Illiniois alla California, passando per il Missouri. Pare che tra qualche anno, tuttavia, il tratto stradale simbolo della Beat Generation potrà diventare anche una fonte d’energia a impatto zero: il Dipartimento dei Trasporti del Missouri, grazie ai progressi tecnologici degli ultimi anni, sta considerando infatti l’idea di aprire un’autostrada fotovoltaica entro la fine dell’anno. Un progetto ambizioso al quale strizzano l’occhio anche alcuni paesi europei, incoraggiati dal forte sviluppo degli impianti ad energia solare.

La trasformazione green della Route 66 potrebbe essere concretizzata grazie al contributo del progetto Solar Roadways, nato in Idaho, in seno al quale sono stati realizzati pannelli solari speciali ricoperti da vetro anti-abrasivo, autopulente, ruvido e resistente, ideale per subire i colpi derivanti dal passaggio delle automobili. In questo modo, si potrebbe garantire assorbimento di energia attraverso le cellule fotovoltaiche oltre al normale scorrimento autostradale, con protezione assicurata contro le intemperie climatiche. Il progetto rientra nel programma di svecchiamento delle autostrade del Missouri, che potrebbero così conservare la storica funzione senza dimenticare la tutela ambientale.

L’Europa, nel frattempo, non è stata a guardare: alla fine del 2014, in Olanda, è stata inaugurata la SolaRoad, pista ciclabile fotovoltaica capace di generare in media 3000 Kw/h, un quantitativo sufficiente a soddisfare il fabbisogno annuale di una famiglia. Scendendo un po’ più a Sud del Vecchio Continente, in Francia, si prevede l’installazione di una particolare pavimentazione fotovoltaica su oltre 1000 km di autostrada, con pannelli poco spessi ma resistenti, senza dover smantellare le strade preesistenti.

Uno spiraglio di luce si era già intravisto nel 2011 proprio in Italia, grazie a un brevetto depositato da Luciano Paoletti. Il suo progetto prevedeva l’installazione di impianti fotovoltaici in luoghi inutilizzati, quali terreni disabitati, le barriere spartitraffico in cemento e simili, per ottimizzare processi di smaltimento e produzione energetica. Per quanto ambizioso, il progetto resta ancora un’incognita, mentre al di là dell’Oceano Atlantico si gettano già ponti verso il futuro.

Laura Olivazzi -ilmegafono.org