Pensano che si abbracciano e ballano insieme a una festa in un appartamento e la colonna sonora subito stupisce. Chi diavolo sono? Arriva il ritornello che sembra Lucio Dalla e ti dai dell’idiota per non aver conosciuto quella canzone prima di quel sabato al cinema. Al termine del film “Sempre meglio che lavorare”, scopro che la canzone è Promiscuità e loro sono i Thegiornalisti. E anche se questa frase è scritta come un testo di Federico Buffa, non ci sono storie di successi incredibili da raccontare, per ora.

Perché i Thegiornalisti sono geniali. Pescano con la rete a strascico nel sound melodico e melanconico anni ’80, quello da locale vuoto a fine estate e luci stroboscopiche solo per il barista. Una roba così. Ma hanno la voce e la potenza dei testi di un cantautore. Punto di vantaggio: non giocano con le parole. Insomma niente “Lidia, Livia, Lidia, Livia con la V fa con le dita”, ma qualcosa di più ricercato.

Ad oggi hanno prodotto qualcosa come 3 album e un altro è pronto ad arrivare e stanno riscuotendo un discreto successo. Sono stati in settimana al concerto del Primo maggio, dove hanno portato tre pezzi che forse ne rappresentano la cifra musicale. Perché un altro punto a loro vantaggio e che sicuramente li farà andare avanti è la loro originalità. Proprio questo richiamo a un passato estremamente romantico, senza ad oggi essersi mai contraddetti, li fa essere puri, quasi ingenui ma convinti di quello che fanno.

Ma soffermiamoci su alcuni brani, prendendo una selezione pensata, ragionata e incontrovertibilmente individuata dalla vostra giuria di fiducia. Promiscuità è un pezzo meraviglioso, tumultuoso e trascinante. Non ha bisogno di intro ed entra subito nel vivo con la descrizione perfetta di attimi, momenti e vite nel suo ritornello: “le gambe bruciate, le tette sudate, le mani sul culo, sguardi che crepano persino il muro”.

La fine dell’estate è proprio  la colonna sonora che, dopo i Righeira, sa raccontare magistralmente settembre: “Il profumo dei capelli suoi mamma, che fitta allo stomaco non riesco a muovermi bene. La mia malinconia è tutta colpa tua. La mia malinconia è tutta colpa tua. È solo tua la colpa, è tutta tua e di qualche film anni ’80”. Mare Balotelli è invece una rivendicazione di romanticismo: “Ragazze vi prego, non lisciatevi i capelli, lasciateli curare dal vento, dalla salsedine del mare, perché è lì che ci spogliamo bene e ci vestiamo male, perché è lì che mostri la tua carne, la tua carne fresca, perché è lì che siamo tutti uguali coi costumi a fiori, perché è lì da cui veniamo tutti e ci vogliam tornare”.

Più continuiamo a raccontare gruppi come i Thegiornalisti e più sorge spontanea una riflessione sulla musica italiana attuale. E cioè che la cultura si sta risvegliando, l’arte si riscopre e si reinventa, attingendo al passato con meno scrupoli di prima. Ci sono ormai due mondi distinti musicali: i grandi numeri dei soliti conosciuti venuti alla ribalta secoli fa o sulla scia effimera dei talent, e poi un popolo di nuovi artisti seguitissimi anche se non passano in radio o in tv. E se gli anni zero ci hanno dato dei grandi cantautori in questa seconda categoria, gli anni dieci ci regalano dei grandi gruppi. L’unico peccato è averli scoperti troppo tardi, con i loro outfit alla Nanni Moretti e quella malinconia da yuppie simpatico ma quasi in pensione.

Penna Bianca -ilmegafono.org