Giunge al termine una settimana piuttosto particolare, la potremmo quasi definire la settimana nera della corruzione all’italiana. Il polverone sollevato dalle dichiarazioni di Piercamillo Davigo non ha fatto in tempo a scemare che le sue parole si sono rivelate incredibilmente profetiche. Solo pochi giorni fa, lo scorso 3 maggio, un’indagine del comando provinciale dei carabinieri di Napoli ha permesso di individuare due carabinieri, Angelo Cantone e Francesco Papa, sospettati di fornire informazioni riservate ai clan della zona di Marano in cambio di “mazzette”. Entrambi i militari sono stati immediatamente sospesi del servizio e per il primo è scattato l’arresto mentre per Papa, al momento, il solo divieto di dimora a Napoli, Caserta e nelle rispettive province.

Dalle indagini sembrerebbe emergere che Cantone, nel tentativo di reperire informazioni utili da riferire ai malviventi,  abbia più volte fatto ricorso ad accessi illeciti alle banche dati delle forze dell’ordine e che, allo stesso scopo, volesse ottenere il trasferimento al comando di Castello di Cisterna, funzionalmente competente per le indagini sull’area di Marano. Un trasferimento che gli era però già stato negato per vie ufficiali e per il quale il militare si era rivolto a Domenico De Martino (attualmente agli arresti domiciliari). Quest’ultimo avrebbe infatti promesso a Cantone un interessamento in tal senso, intercedendo con alcuni vertici dell’Arma, in cambio di informazioni riservate. Staremo a vedere come si difenderanno i due carabinieri e se la loro responsabilità sarà confermata o meno.

Negli stessi giorni, il 5 maggio, il gup di Reggio Calabria, Adriana Trapani, ha condannato l’ex consigliere regionale, Santi Zappalà, alla pena di 4 anni e 3 mesi di reclusione per il reato di voto di scambio. Secondo quanto emerso dall’inchiesta della dda di Reggio Calabria “Reale6”, Zappalà aveva promesso (e successivamente versato) ai clan egemoni in zona 400mila euro in cambio di voti. Come se non bastasse, lo scorso 3 maggio, un altro castello di carte, costruito con corruzione e stratagemmi, è crollato. Il nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Lodi ha infatti arrestato il sindaco cittadino, Simone Uggetti, con l’accusa di turbativa d’asta. L’inchiesta, scaturita dalle denunce di Caterina Uggè, una funzionaria del Comune, dimostrerebbe l’impegno profuso dal primo cittadino per truccare il bando di gara relativo alla gestione delle piscine comunali.

Più nel dettaglio, secondo gli inquirenti, Uggetti avrebbe fatto in modo di “confezionare” il bando di gara in modo da favorire fortemente la società Sporting Lodi (il cui responsabile, Cristiano Marini, è stato anch’esso arrestato con le medesime accuse del sindaco) con il preciso intento di trarne benefici in termini economici e di consenso politico. «Gli incontri con il sindaco per il bando – ha dichiarato la Uggè – mi hanno lasciato addosso una sensazione di sottomissione forzata a una volontà superiore alla mia».

La funzionaria avrebbe inoltre raccontato agli inquirenti che, nel tentativo di convincerla a modificare il bando di gara, il sindaco e l’avvocato Marini le avrebbero proposto di inserire nella gestione delle piscine anche la SPORTIME, la società sportiva gestita da sua sorella. “Capisco subito chiaramente – ha dichiarato la funzionaria- che il tentativo di coinvolgimento della società di mia sorella non è per niente casuale, ma è il modo con cui farmi sentire parte della partita”.  

Un tentativo che fortunatamente non ha funzionato. Simone Uggetti, attualmente detenuto nel carcere di San Vittore, si è autosospeso dal partito di provenienza (il PD) e sembrerebbe aver deciso di collaborare con gli inquirenti, rifiutando però di assumersi le proprie responsabilità e continuando a dichiarare di “aver agito per il bene di Lodi”. Proprio come ha profeticamente dichiarato Davigo: “I politici non hanno smesso di rubare, hanno smesso di vergognarsene”.

Al di là delle specifiche vicende, per alcune delle quali si attenderanno gli sviluppi processuali, in generale monta sempre più indignazione davanti a una corruzione dilagante, c’è molta stanchezza riguardo a storie vergognose, all’essere spesso rappresentati da uomini con pochi scrupoli, capaci di vendere sé stessi, la propria dignità e il bene pubblico per un pugno di spiccioli.

Anna Serrapelle -ilmegafono.org