Vengono dalle Marche e non amano gli “standard” e le banalità: si chiamano Flat Bit, sono da poco usciti con il loro secondo lavoro in studio, l’ep “Imperfette condizioni”, distribuito e promosso da ALKA record label. Impronta chiaramente pop rock, a volte più decisa e spinta verso il rock puro, con un utilizzo ben dosato dell’elettronica, in modo da dare spazio alle parole che riempiono di intelligente ironia i testi. I Flat Bit, il cui nome si ispira a un brano di fine anni Novanta (Flat Beat) del dj francese Mr. Oizo, sanno regalarci energia e ritmo, ci fanno battere il tempo con i piedi, ma ci conquistano anche con i contenuti, riuscendo a farci sorridere e contemporaneamente pensare.

Il tutto con leggerezza e allegria, tra i riff indiavolati del rock e la forza della drum’n’bass, lasciando poi spazio anche a ritmi leggermente meno spinti, dove l’elettronica è una carezza lasciata sulle parole. Quello che troviamo nelle sei tracce che compongono il disco è un ragionamento sensato e grintoso sulle ovvietà dell’oggi, sui paradossi e sui desideri di una società imperfetta che spesso si appiattisce su aspetti esteriori e superficiali, banalizzando tutto e perdendo l’occasione di vivere l’essenza più vera.

Il primo brano, Standard, nato da un’ispirazione repentina, con il suo sound rock descrive benissimo il rifiuto per tutto ciò che è convenzionale, standard appunto, la voglia di andare oltre, “arrivare poco più in là di quello che è il limite”, in un posto in cui “toglierci le maschere di ciò che non siamo”. 2000 mode, il singolo in rotazione (ascolta qui), ha una melodia che conquista subito, entra in testa, con il suo miscuglio di elettronica, rock e persino rap; è una canzone ribelle, un’accusa alla diffusa smania di inseguire le mode, di lasciarsi inglobare da queste, che ci rendono schiavi di aspettative e di “un sistema che non lascia alternative”. Si sente l’influenza dei migliori Subsonica, ma anche qualche richiamo a Caparezza.

In Eroi, i synth incontrano un grunge deciso e un indie rock gentile che ci accompagnano in viaggi spaziali insieme ad eroi che scelgono il bene e il male quasi tutte le sere. Tutti i giorni sorridente è un inno (basato su un’elettronica minimale) alla gioia e spensieratezza dell’essere giovani, al sorriso e ai momenti sorridenti da ricordare quando, da grandi, ci si volterà indietro.

Senza Teorie parte già con un ritmo furioso, perfettamente in sintonia con le parole e con il cantato, con l’affermazione della propria libertà, che poi dà luogo a un’esplosione di rabbia, con chitarre, batteria e un loop ipnotico che lascia il posto a una techno sfrontata, sicuramente da risperimentare in futuro. Al Sole, infine, è una canzone elettro-pop che scioglie al sole l’oscurità, i momenti difficili, le angosce, le voglie di autodistruzione.

Nel complesso, dunque, “Imperfette Condizioni” è un album ben riuscito, un percorso pulito, musicalmente realizzato con voluta semplicità, senza eccessi e forzature, lasciando spazio a ritmi che attraggono l’ascoltatore, lo attirano per fare in modo che possa “sentire” e comprendere bene anche le parole, intelligenti e mai banali, che questi ragazzi marchigiani hanno da dire. È una bella spinta alla riflessione, dentro una cornice di leggerezza. Questo ep ci piace, perché ha una dimensione che i Flat Bit hanno saputo rendere propria. Siamo curiosi di vederli presto con un primo full-lenght.

FrankaZappa –ilmegafono.org