Il dibattito sull’energia rinnovabile e sulle fonti alternative non è mai stato così attuale e importante: siamo in pieno clima pre-referendum sulle trivellazioni ed informarsi sul parterre di combustibili a nostra disposizione diventa quanto mai essenziale. Una delle ultime brillanti novità in merito viene direttamente dalla Danimarca: i ricercatori dell’Università di Copenhagen hanno scoperto che utilizzare luce solare per distruggere biomassa può produrre biocarburi e sostanze chimiche per le materie plastiche senza danneggiare l’ambiente. Si tratterebbe di una sorta di fotosintesi inversa che, ispirandosi al mondo vegetale, potrebbe dare nuovi impulsi alle attività industriali.

Il team danese ha illustrato la scoperta su Nature Communications, spiegando che il processo in questione funziona grazie a una classe di enzimi naturali, i cosiddetti monossigenasi che, per mezzo della luce solare, possono moltiplicare le proprie potenzialità, con una reazione dagli effetti sorprendenti. La fotosintesi inversa, così com’è stata definita dagli scienziati, riesce a rompere i legami chimici all’interno delle biomasse, producendo e al contempo utilizzando ossigeno da liberare poi nell’atmosfera.

La fotosintesi, dunque, riesce a valicare il confine del mondo vegetale entrando nella produzione industriale, dimostrando che un processo assai comune in natura riesce a liberare sostanze diverse anche attraverso passaggi non convenzionali. La luce solare, in questo caso, agisce da acceleratore di reazioni chimiche che altrimenti impiegherebbero molto più tempo a temperature molto più basse. La luce solare, applicata a questo meccanismo, potrebbe ridurre i tempi di reazione da 24 ore a soli 10 minuti, un notevole risparmio di tempo che aumenta la produttività e l’ossigeno da respirare.

L’esistenza di nuove strade per la copertura del fabbisogno energetico s’inserisce perfettamente nel clima d’attesa per i risultati del referendum previsto per il 17 aprile. In caso di vittoria del Sì, la corsa al rinnovabile diventerà un percorso quasi obbligato oltre che salvifico per il benessere dell’ambiente e dell’uomo, un percorso che, tuttavia, andrebbe strutturato a prescindere dall’esito elettorale. Il passaggio da una fornitura energetica all’altra dovrà avvenire in maniera graduale, facendo tesoro degli impulsi benefici provenienti dalla scienza.

Laura Olivazzi -ilmegafono.org