In tempi di crisi, si sa, questioni di diversa natura s’intrecciano inevitabilmente nel tentativo di tracciare un percorso risolutivo comune, elaborando strategie progettuali che possano rispondere a diverse esigenze. Così, la spinta verso lo sfruttamento di risorse energetiche rinnovabili e a impatto ridotto, induce a riflettere anche sull’eventuale aumento del Pil del nostro paese. L’intergruppo parlamentare Globe Italia, supportato da un team di esperti del settore, afferma che, entro il 2016, sarà possibile far crescere il Pil dell’1,5%, puntando soprattutto sulle tecnologie utili alla lotta contro l’aumento delle temperature. Il tutto potrebbe recare vantaggi economici, per l’appunto, ma anche un netto miglioramento della qualità della vita.

Gli interventi principali vanno effettuati su quattro settori in particolare: l’efficienza energetica, riducendo i consumi del 60-70%; le fonti rinnovabili, che, dopo un trend positivo, stanno attraversando una nuova fase di declino; le politiche industriali, che devono necessariamente convertirsi alla decarbonizazione e a combustibili meno inquinanti; e, dulcis in fundo, la mobilità sostenibile, che richiede migliorie strutturali al trasporto pubblico e al consumo di automobili. Secondo Stella Bianchi, presidente dell’Intergruppo Globe, “siamo a un punto di svolta cruciale che non ammette più ripensamenti”, soprattutto alla luce dei recenti accordi di Parigi.

Anche l’Italia ha l’obbligo di ridurre le emissioni di CO2 dell’80% entro la metà del secolo, un obiettivo perseguibile soltanto con un programma ambientale ben strutturato. Le ricadute positive di un comportamento virtuoso da un punto di vista climatico-ambientale, si verificheranno in settori quali l’agricoltura e il turismo, quest’ultimo traino assoluto della nostro economia. Ad incrementare la crescita economica, secondo Carlo Carraro, tra gli economisti più sensibili al tema ambientale, ci saranno anche i danni evitati, che contribuiscono alla crescita di mezzo punto di Pil annuo.

Le parole chiave di questa rivoluzione ambientale ed economica sono individuate nell’ottica di una smart economy, costituita da reti di scambio intelligenti e dalla dismissione di impianti inquinanti ormai fuori uso. È opportuno che il paese guardi al di là dei confini, in un momento storico che vede le principali potenze mondiali attive in un totale rinnovamento dell’assetto produttivo ed energetico a favore del clima. Car e bike sharing, educazione ambientale, smart cities e consumi a impatto zero rientrano nell’agenda setting delle amministrazioni future, lasciando intravedere un avvenire decisamente più green.

Laura Olivazzi -ilmegafono.org