Molte volte ai parrocchiani che hanno il fegato di venire a messa da me, dico che nella notte non è il caso di fissarsi sul buio e sul cielo nero ma è bello guardare le stelle e con esse aiutarsi a non perdere l’orientamento. Questa metafora mi piace, ci trovo un sacco di significato, perché lega il valore della speranza ai pensieri e alle testimonianze di persone che brillano nel cielo dell’umanità. Grandi uomini del passato, ma anche del nostro oggi. Ed è motivante guardare queste stelle e stare ad ascoltane la voce, specie quando il buio si infittisce. Anzi, come diceva Fëdor Dostoevskij in “Le notti bianche”: Più scura la notte, più luminose le stelle. Ma può capitare che nuvoloni facciano calare il sipario e che tutto diventi più buio. Rimane allora confortante sapere che le stelle sono sempre là mentre i nuvoloni passano.

Molte volte dico ai parrocchiani queste cose ed altre simili. Non mi va, infatti, che vadano convincendosi progressivamente che le uniche luci reali nella notte siano quelle dell’illuminazione pubblica o quelle delle insegne pubblicitarie. O delle vetrine, o quella che esce dalla faccia del televisore o dal tablet. Io ci credo che esistono le stelle, anche quando il cielo è tutto coperto e anche quando l’inquinamento delle troppe luci di città ne cancella le tracce.

Fuor di metafora, vorrei dire con malsano realismo che percepisco molto buio nel nostro cielo, un buio innaturale però, come prodotto da una volontà malvagia. Sì, malvagia, perché chi è che ama il buio? Quelli che devono far cose che non si devono sapere, non si devono raccontare. Anche le fiere che cacciano di notte amano il buio, così possono avvicinare più facilmente le prede. E queste hanno quindi paura e provano un trasalimento ad ogni piccolo rumore che sentono e corrono a nascondersi o scappano.

Quanta gente, intere masse di gente vivono nel buio e vivono di trasalimenti (che poi va a degenerare in rassegnazione, accettazione e accoglienza di un peggio a cui non ci si può sottrarre). La società rischia di andarsene definitivamente a rotoli, ci si annusa e ci si cerca per trovare nella vicinanza degli affini una forza di difesa che si avverte di non possedere individualmente. E si formano greggi, branchi di uguali. Guai ai diversi, potenziali pericoli! Si chiudono le porte, si innalzano muri, si chiudono i varchi, si proibiscono i ponti. Ogni rumore desta un sospetto. Ogni verso estraneo o suono non registrato mettono sul chi va là. Ogni diversità dev’essere bandita. Banditi i colori. Nella notte sono banditi i colori e anche le più piccole sfumature.

Naturalmente sto parlando dello spirito. Ma non solo di quello spirito che è parola comune del parlare religioso. Lo spirito inteso come scintilla della coscienza, lume che apre l’intelligenza al di sopra di paure ancestrali che vorrebbero invece chiuderci alle prospettive grandiose a cui ci inviterebbero il pensiero e il progresso scientifico. Senza dimenticare, dico da credente, lo spirito che è voglia di “vederci” a fondo in quel fenomeno della coscienza che è la spiritualità. L’uccisione di questo spirito, o se vogliamo, di questi spiriti (che però si unificano nella coscienza umana) spegne la luce della civiltà. E si va a tentoni, cercando di appoggiarsi a oggetti conosciuti per non inciampare.

È un buio malvagio, pianificato da chi nella notte promuove i suoi interessi e produce l’infelicità di molti, di troppi. L’ingrediente principale utilizzato in questa produzione è la paura. Paura di tutto, del “Nemico”. Bisogna allora creare sempre nuovi e potenti nemici in modo che la gente si senta sempre minacciata, in modo che la gente si senta mobilitata, in modo che la gente si senta sempre pronta a stringersi attorno a chi gli promette di difenderla “costi quel che costi”. Ed è facile in fondo crearli i nemici: basta eliminare l’informazione, basta far prostituire le parole in modo che dicano “altro” rispetto alla verità dei fatti. Basta insomma manipolare l’universo linguistico e servire in tutte le case e a qualsiasi orario una pappetta sempre uguale di “nemici” contro cui bisogna allertarsi.

Basta che un diluvio di male notizie da tutto il mondo ci inondi, ben più torrenziale dell’umana capacità umana di fare discernimento tra vero e falso, interessante e contraffatto. Ma prima di questo piatto forte, ci sono tutti gli antipasti di sciocchezze, giochi a premi e barzellette, spettacoli di varietà e concorsi di cui le emittenti radiotelevisive sono strapiene. Con la paura non si ragiona. Sono le emozioni che ti comandano e gli esperti sanno come comandare e indirizzare le emozioni. Con i potenti mezzi di comunicazione d’oggi, sappiamo tutto di tutti in tempo reale: ma in realtà che cosa sappiamo? Con le rassegne stampa che ormai tutti ci forniscono ci sembra di aver letto tutti i giornali. Ma quale articolo abbiamo letto e su quale giornale? Sembrerà uno slogan, pazienza, ma è vero che ciò che non appare in televisione o su INTERNET non esiste. Esiste solo ciò che appare e solo secondo le modalità in cui ce lo fanno apparire.

Ma non ci fu una volta una rivoluzione “dei lumi” che voleva, appunto, accendere la luce della ragione riscoprendo allora l’esistenza di oggetti quali la dignità, la persona, la coscienza, la politica, le pari opportunità per ogni essere umano, i diritti, la giustizia uguale per tutti………………? E non si arrivò a dire che bisognava proclamare le Istituzioni quali pilastri e garanti del civile vivere e con-vivere dei popoli ? Le Istituzioni! Non più sottoposte alla maestà dei sovrani o di diritto divino, ma fondate sulle ragioni del benessere individuale e del bene comune. E se le istituzioni fossero diventate (anch’esse!) industrie per la produzione di buio?

Se legiferassero solo per il bene di una parte? Se non fossero più garanti della dignità della persona umana (di ogni persona umana)? Se fossero solo dei simulacri muti spostati a piacimento (come quando si gioca a scacchi) dai veri giocatori che governano le umane sorti (innanzitutto il potere finanziario slegato da una vera esperienza di lavoro e poi le vere immense industrie della droga, delle armi e ancora le lobby come quella degli apparati militari)?

Ora sappiamo, ultima rivelazione in ordine di tempo, che battendo finalmente il terrorismo dei fondamentalisti islamici vivremo tutti felici e contenti, sicuri e pacifici. (Nei vangeli c’è una frase che dice: L’albero si riconosce dai suoi frutti. Ma quanto è sinistramente e terribilmente vera…). Ma non è che forse anche questo terribile cancro è un prodotto di strategie economiche e militari ed incoscienza politica, omogenee all’attuale sistema di cose internazionale? A che gioco giocano gli Stati? Chi ne ispira le scelte? Che campa a fare l’ONU? Questo sistema politico-economico appare, è in crisi irreversibile. È mortifero. Anche il suo parlare (l’informazione) non coglie la realtà, ma la distorce e annichilisce. Nei suoi occhi brilla una strana luce già ben vista in terribili uomini del passato.

Quanto fonda sia la notte lo possiamo misurare con le inaccettabili cifre dei morti tra le persone ben conosciute come “immigrati”, oppure le persone che muoiono di fame e per semplici problemi di salute (nel XXI secolo!). Lo possiamo misurare anche dall’imbarbarimento delle nostre popolazioni che stracciano valori fondanti quali, ad esempio, la solidarietà, la partecipazione alla vita politica, la carta dei diritti dell’uomo, la convenzione di Ginevra. Vediamo anche come si accetti, da parte di troppi, l’idea che vivere è uguale a sopravvivere. Per non dire che ormai è accettata da tutti l’idea che il futuro non è più nelle nostre mani e tutto è affidato…..agli oroscopi o ad un colpo di fortuna al gratta e vinci.

A mio sommesso parere è un sistema che va in frantumi. Forse un domani si sconfiggeranno le mafie tradizionali. Ma c’è una mafia globale capace anche di sovrastare i governi, che continua a sparare alle tempie dello spirito umano. Bisognerebbe non lasciarsi più ipnotizzare dalle insegne luminose dei grandi magazzini di questo sistema informativo e riprendere il coraggio di uscire nella notte con la corazza della propria dignità, magari lasciandosi guidare da quei puntini che sono le stelle. Io sono un uomo di speranza ma anche per questo c’è da pagare un prezzo, ma la mia piccola fede mi basta e avanza e vorrei chiudere con una bella frase di Paulo Coelho che per me dice cose vere: l’ora più buia è quella che precede il sorgere del sole.

Padre Carlo D’Antoni –ilmegafono.org