Nemmeno il tempo di festeggiare l’arrivo dell’anno nuovo e di lasciarsi andare ai consueti buoni propositi, che la cronaca italiana già ci propone un altro, interessantissimo caso che fa discutere. A tornare alla ribalta è stato Procopio Di Maggio, noto vecchio boss di Cinisi, il quale, in occasione del suo centesimo compleanno, ha avuto l’onore di celebrare l’evento in grande stile con tanto di fuochi d’artificio e visite di parenti e amici provenienti persino dagli Stati Uniti. Ora, che un uomo decida di festeggiare un traguardo così importante e difficile da raggiungere non fa certo parte dell’elenco delle manifestazioni illegali o criminali. Quel che fa storcere il naso e che denota (ancora una volta) l’arretratezza nella quale viviamo è sicuramente il contorno, ossia tutto quel che è accaduto in passato e anche in occasione di questo evento. Ma procediamo per ordine cronologico.

Procopio Di Maggio è stato, come detto, un mafioso di alto livello e tra gli esponenti più importanti di Cosa Nostra. Oggi è l’unico boss della vecchia cupola di Riina e Provenzano rimasto in vita: per anni ha padroneggiato nel comune di Cinisi, tra l’altro già noto per la vicenda di Peppino Impastato e del suo nemico più atroce, Tano Badalamenti. Lo stesso Badalamenti, qualche anno dopo l’orribile omicidio, venne tradito e poi spodestato dallo stesso Di Maggio, che nel frattempo allevava una nuova generazione di criminali. A Di Maggio, infatti, seguirono i suoi due figli, Peppone e Gaspare: il primo è stato ucciso in un agguato, mentre il secondo si trova oggi in carcere in regime di 41bis. Insomma, l’eredità lasciata dal boss centenario è una di quelle che ha un certo peso ed è anche per questo motivo che la festa organizzata in suo onore non è passata inosservata.

Si diceva, prima, che a far discutere è sicuramente quel che è accaduto proprio nel corso della festa. Nonostante, infatti, un’ordinanza del sindaco di Cinisi, Giangiacomo Palazzolo, prevedesse il divieto di giochi pirotecnici sino al 10 gennaio, qualcuno dei presenti alla celebrazione del boss ha deciso di boicottare e aggirare tale ordinanza, dando vita ad uno spettacolo di fuochi d’artificio. In poche parole, un vero e proprio smacco allo Stato, alla sua rappresentazione più prossima e vicina (il Comune e il sindaco in persona), una dimostrazione di potere unita alla consapevolezza di rimanere impuniti.

D’altronde, chi vive in certe realtà sa bene che spesso ci si trova in una sorta di Far West in versione italiana, dove certi individui sanno di poter contare sulla paura della gente, mettendo alle strette anche quella gente che invece non ha festeggiato né celebrato il compleanno del boss (e sono davvero in tanti a non averlo fatto). Quel che, ovviamente, non è passato inosservato (la notizia ha fatto il giro del mondo), è il fatto che le istituzioni si siano fatte raggirare, per l’ennesima volta, da una accolita di criminali che vivono e si fanno forti anche con dimostrazioni del genere, finalizzate a ostentare potere e presunta superiorità.

La risposta del sindaco non si è fatta attendere: “Di Maggio è un mafioso, così come suo figlio, ma il paese non è mafioso. E credo che non dobbiamo dare risalto a questo gesto con cui il vecchio Di Maggio ha voluto dire ‘Io sono ancora qui’. Finiremmo per fare il suo gioco”. Tanta amarezza (e non poteva essere altrimenti) è quel che prova Giovanni Impastato, fratello del giovane intellettuale antimafia ucciso nel 1978: “Siamo di fronte a fatti negativi che bloccano la crescita di un paese”; inoltre, la speranza è che “presto certi ricordi vengano cancellati”.

Che sia una speranza o una semplice utopia non ci è dato saperlo. Piuttosto, siamo sicuri che certi fatti non debbano essere cancellati, ma, al contrario, ricordati al fine di non ripeterli mai più. Non bisogna dimenticare quanto di brutto vi è stato nel passato perché è da ciò che si migliora e si deve migliorare. Non bisogna cancellare, ma fare in modo che si educhi al giusto e al bene, che la società del domani sia migliore di quella attuale. Siamo certi, comunque, che Giovanni Impastato sarà d’accordo con la nostra linea di pensiero e la speranza (sì, la speranza) è che Cinisi torni a brillare di quella luce meravigliosa che ha riempito di giovani coraggiosi le piazze e le vie del paese, ormai troppi anni fa.

Giovambattista Dato –ilmegafono.org