Cassibile è una delle tante patrie del caporalato, di quell’odioso fenomeno che è tornato prepotentemente nelle nostre campagne (ma anche nei cantieri edili e in altri settori), colpendo soprattutto la manodopera straniera. Una situazione che va avanti da anni, seguendo la stessa ciclicità delle stagioni di raccolta, perpetuando sfruttamento e umiliazione ai danni di esseri umani costretti, per disperazione e bisogno, ad accettare una paga misera e condizioni altrettanto misere di lavoro, pur di andare avanti, mangiare, sopravvivere e continuare a spostarsi lungo il territorio nazionale, purtroppo pieno di aree nelle quali il bracciantato è tornato a essere sinonimo di schiavitù. A Cassibile, in tanti anni, la situazione è rimasta inalterata, complice l’assenza delle istituzioni e la debolezza dei sindacati di categoria operanti nella zona.

Qualche giorno fa, però, è accaduta una cosa nuova e molto importante. La Guardia di Finanza di Siracusa, con l’impiego di circa 90 uomini e l’ausilio della componente aerea di Palermo, ha portato a termine una massiccia operazione nell’ambito di una indagine coordinata dal procuratore capo di Siracusa, Francesco Paolo Giordano, e diretta dal sostituto procuratore Tommaso Pagano, finalizzata al contrasto del caporalato e dello sfruttamento della manodopera straniera nell’agricoltura. I finanzieri hanno setacciato 11 aree agricole tra Siracusa e Cassibile, ben 100 ettari di terreno, riscontrando numerose irregolarità, perquisendo e sequestrando ben 5 cooperative e individuando, in tale ambito, altre 6 aziende agricole.

Dall’operazione sono emerse tutte quelle cose che da anni caratterizzano buona parte del settore agricolo locale: sfruttamento del lavoro nero, con paghe inadeguate e senza alcun diritto riconosciuto, il ricorso ai caporali, ma anche le condizioni igieniche precarie e di scarsa sicurezza nelle quali i braccianti lavorano, privi di dispositivi, mascherine, guanti, a stretto contatto con prodotti chimici, dei quali peraltro si è riscontrato un uso e uno stoccaggio irregolare. Un’operazione storica, dal momento che a Cassibile è la prima volta che le aziende vengono sottoposte a un’operazione così minuziosa e capillare.

Prima dell’alba del 30 ottobre, infatti, le uniche operazioni eseguite dalle forze dell’ordine, nello specifico i carabinieri, si erano pressoché limitate al controllo dei documenti di migranti intercettati per strada o nei campi, a qualche denuncia per occupazione abusiva di suolo contro chi cercava riparo sotto un albero o dentro un casolare, o al massimo a sparuti arresti di presunti caporali, giusto per dare una risposta all’attenzione mediatica che, ogni tanto, la popolosa frazione siracusana è riuscita a ottenere. Poi, più nulla. Un disinteresse totale, un silenzio e un’inerzia imbarazzanti. Ovviamente nessuna attività di controllo e contrasto nei confronti delle aziende, di quei “padroni” che lasciano il lavoro sporco ai caporali, dei quali sono i mandanti occulti.

Il 30 ottobre scorso, per la prima volta, si è agito nei confronti delle aziende, si sono verificate le irregolarità, si è dato mandato alla direzione provinciale del Lavoro di procedere con la sospensione delle attività imprenditoriali risultate non in regola, si è messo mano al sistema andando a colpire i vertici e non i pesci piccoli, la manovalanza, o peggio ancora le vittime. Questo è un precedente importante, perché rivela una verità che viene troppo spesso negata da associazioni di categoria e politica locale e anche perché, quando la stagione della raccolta raggiungerà il suo apice (tra i primi di marzo e fine giugno), la procura e la Guardia di Finanza avranno modo di proseguire in questa azione di forza e di lotta contro il caporalato, colpendo non gli sfruttati ma gli sfruttatori, ai livelli più alti.

Nel caso in cui questa operazione avesse un seguito, come ci si augura e come ha assicurato il procuratore capo Giordano (“le indagini continueranno”), sarà molto più difficile per gli schiavisti operanti a Cassibile proseguire la propria opera criminale nella assoluta impunità, come è stato finora. Questo primo passo è un segnale chiaro e potrebbe pian piano toccare anche altre aree agricole della provincia. Una dura lezione per tutti quei cittadini e quei potentucoli locali, i quali, da anni, continuano a difendere l’indifendibile onorabilità di una frazione, utilizzando spesso tutto il vocabolario razzista dell’uomo qualunque, piuttosto gretto e tanto ipocrita, scaricando le colpe sulle vittime, costruendo notizie e paure false, fomentando violenza e vomitando minacce che, purtroppo per loro, cascano nel vuoto di una realtà che, finalmente, trova spazio tra i verbali delle forze dell’ordine e tra i faldoni dei magistrati.

Il tempo ci dirà se è un evento unico o se è solo la tappa di un percorso che proseguirà e andrà sempre più a fondo nella questione. L’augurio è che l’azione della procura e della Gdf davvero non finisca qui. Perché questa è una straordinaria occasione di giustizia (attesa da anni) che non va assolutamente sprecata.

Massimiliano Perna –ilmegafono.org