Le buone notizie a favore dell’ambiente arrivano dai luoghi più inaspettati. Se consideriamo la fedina non esattamente pulita della Cina, colosso asiatico per eccellenza, infatti, possiamo aprirci a nuovi squarci di speranza per tutto ciò che riguarda la riduzione di emissioni tossiche, un settore nel quale, purtroppo, Pechino ancora eccelle. Il New York Times riporta una notizia che ha del sensazionale: nel corso del summit alla Casa Bianca con Barack Obama, il presidente cinese Xi Jinping annuncia l’avvio di un programma per la riduzione delle emissioni a partire dal 2017, con il quale s’intende limitare e porre un prezzo ai gas serra.

La mossa di Xi Jinping preannuncia una sorta di cap-and-trade, una vera svolta climatica sotto forma di “crediti di carbonio”. Il sistema è stato già applicato in via sperimentale in alcune regioni della Cina, un approccio che si serve di leggi di mercato per combattere le emergenze ambientali. Con il cap-and-trade predisposto a dovere, la Cina diventerà il più vasto mercato di crediti al mondo, spodestando così il primato dell’Unione Europea.

Il sistema cinese dovrebbe coinvolgere l’industria energetica, siderurgica, dei materiali da costruzione, della carta, chimica e materiali non ferrosi, tra i principali fattori inquinanti del paese. Il tutto avviene di comune accordo con gli Stati Uniti. Come si legge ancora sul New York Times, si tratta infatti di «sforzi ambiziosi di Cina e Stati Uniti per usare il loro peso internazionale per affrontare il cambiamento climatico e mettere pressione sugli altri paesi affinché seguano la stessa strada».

Cina e Stati Uniti, dunque, si pongono al comando di una (si spera) rapida rivoluzione climatica, forti del loro ruolo di leader delle più importanti potenze economiche al mondo, in vista del prossimo congresso a Parigi. L’annuncio si veste anche di sfumature politiche a stelle e strisce, un’ottima strategia di Obama per avversare le frange repubblicane che criticano le mosse ambientali dell’amministrazione, adducendo l’inattività degli altri stati: l’azione cinese costituisce uno scacco non indifferente.

Secondo un’indagine condotta dal Pew Research Center, famoso osservatorio ambientale statunitense, l’inquinamento figura tra le principali preoccupazioni che angosciano i cinesi, secondo soltanto alla corruzione che, nell’agenda di Xi Jinping, ha la precedenza. Dopo questa battaglia è la volta del clima, un punto d’incontro che Cina e paesi occidentali possono trovare facilmente. Non possiamo ancora dire la stessa cosa sul tema dei diritti umani e dell’uguaglianza, ma la strada del clima potrebbe innestarsi su nuovi, promettenti percorsi.

Laura Olivazzi -ilmegafono.org