Questa settimana, il parlamento ungherese ha approvato con una maggioranza assolutamente schiacciante una modifica alla legge sull’immigrazione. Un provvedimento che inasprisce le regole per la richiesta d’asilo. La decisione è stata presa sull’onda del populismo, a noi ormai noto, derivante dai circa settantamila immigrati provenienti dalla Serbia. Ma il provvedimento più singolare e anche più carico di un simbolismo becero e antiquato è la costruzione di un muro proprio al confine con la Serbia.

Sicuramente, tale provvedimento ha il difetto quasi imperdonabile e immediato di isolare i Balcani, una terra di cui ci siamo dimenticati e che forse dovremmo accogliere in quelli che, da sempre, su queste colonne, ci auguriamo possano essere degli stati veramente uniti d’Europa. Soprattutto, la scelta di costruire un muro, crea un pericoloso precedente, in tempi come questi pieni di chiusure razziste e di tensioni.

C’è allora una domanda che emerge con maggiore forza: come mai solo l’Agenzia Onu condanna il provvedimento? Perché l’Europa non ha proferito verbo? Eppure l’Ungheria è appena entrata nell’Unione. Si tratta di una dimostrazione ulteriore di quanto si pensi troppo all’economia e troppo poco alla società, alla politica e alle persone? Forse.

Di certo rimane il problema, come si diceva, dell’aver creato un precedente inutile e ridicolo che rischia di isolarci, noi che i muri potremmo tirarli su perfino nella piana tra Pisa e Livorno, o tra i mille campanili beceri, rinfocolando con questa idea sciocca i poveri imbecilli di casa nostra che credono di affrontare le migrazioni epocali e naturali nella storia dell’uomo con fucili, muri e altre amenità. Eppure l’Europa è nata anche dalla caduta di un muro. Allora perché dobbiamo dire no a degli esseri umani lasciando che qualcuno gli metta davanti una barriera? Semplice: perché abbiamo perso il senso dell’umanità e della fratellanza.

Penna Bianca -ilmegafono.org