Nel bel mezzo del momento più delicato del nostro continente, il nostro Paese non sa da che parte stare. O meglio lo sa, lasciandosi appiattire su una posizione come tante accanto al potere centrale franco-tedesco. Eppure non si riesce a capire come mai siano solo due gli stati ad avere così tanto potere, anche mediatico e contrattuale. La risposta c’è e la sappiamo: sono i maggiori creditori. Ma il nostro governo ha rinunciato a qualsiasi ruolo politico di mediazione tra le due parti.

Un ruolo cui saremmo chiamati da un dovere morale e storico. Siamo un ponte, anche geografico, tra Europa e Grecia. Siamo stati tra i primi a partecipare ai primordi del sogno europeo. Un sogno che doveva diventare di unione politica attraverso collaborazioni economiche. Invece, rancorosi e sonnacchiosi come sappiamo essere, rinunciamo a questo ruolo, limitandoci a dichiarazioni scontate e inevitabili per salvare noi stessi dall’arpia tedesca.

In questa situazione ci comportiamo, passatemi la metafora, come un adolescente impaurito che non ha ancora una sua personalità. Per una volta che non siamo direttamente coinvolti con i nostri interessi nazionali, il governo, senza rischiare di perdere consenso (perdonate il cinismo), avrebbe potuto cercare di comporre le posizioni, con incontri, visite, impegno concreto. Potremmo pentirci amaramente di essere stati, ancora una volta, dietro le quinte.

Non dimentichiamo che se il Grexit si realizzerà e l’Europa rinuncerà ai propri genitori (storicamente parlando) ellenici, Putin è alle porte con tutto quello che questo può significare in senso geopolitico. Germania e Francia devono e vogliono difendere i propri crediti, noi li stiamo aiutando, a costo del nostro futuro, della nostra rilevanza nella politica estera, del futuro di questo continente.

Penna Bianca -ilmegafono.org