Importanti notizie sullo spreco alimentare arrivano dalla Francia, dove lo scorso maggio è stata approvata dall’Assemblea Nazionale Francese una legge che vieta ai negozi di oltre 400 mq di gettare cibo invenduto. In pratica, i negozi della grande distribuzione non potranno più smaltire l’invenduto trasformandolo in rifiuto, ma dovranno donare i prodotti in scadenza alle associazioni ed enti che si occupano di sfamare i disagiati e, inoltre, gli scarti alimentari saranno utilizzati per produrre biocombustibile, mangime e compost. Infine, per coloro che trasgrediranno sono previsti due anni di reclusione e una multa di 75.000 euro.

Un’iniziativa particolarmente interessante che finalmente mette in luce un problema serio, finora troppo spesso trascurato. Secondo dati FAO, la quantità di cibo che viene buttato supera il 35 per cento della produzione totale per un costo di circa un trilione di dollari. Cifre impressionanti, se si pensa che un quarto del cibo sprecato basterebbe per nutrire le persone che attualmente muoiono di fame. Per esempio, in Francia ogni anno si buttano 20-30 chili di alimenti per persona, un terzo dei quali ancora imballati. Il problema, infatti, starebbe proprio alla base. Una soluzione sarebbe migliorare la catena produttiva e successivamente mettere in atto una efficiente catena di redistribuzione del cibo vicino alla scadenza e, ancora, educare i consumatori a ridare valore a ciò che mettono nei frigoriferi.

Un altro punto fondamentale della proposta è il programma di educazione alimentare durante il percorso scolastico. Insegnare il valore del cibo, il rispetto del lavoro di chi lo ha prodotto e l’idea che sprecarlo arreca un danno sia in termini economici  che, soprattutto, in termini di risorse utilizzate per realizzarlo, è importante affinché sin da piccoli i bambini imparino ad essere dei bravi cittadini.

In Italia si spreca il 35 per cento dei prodotti freschi e un altrettanto 35 per cento tra pane, frutta e verdura, arrivando così a una perdita annuale di 454 euro a famiglia e l’emissione di 24,5 milioni di tonnellate di CO2. Di tale spreco, l’81 per cento dei prodotti alimentari viene usato per produrre energia e riutilizzato come concime, mentre solo il 6,4 per cento è destinato alle associazioni caritative. Anche il nostro Paese non vuole restare indietro: infatti, proprio durante la Giornata dell’ambiente, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha visitato l’Expo, firmando la “Carta di Milano”, documento simbolo dell’esposizione e con la quale si impegna a lottare contro lo spreco alimentare, definito da lui stesso un insulto verso la società.

Esistono tanti modi per cercare di ridurre lo sperpero di cibo e il Barilla Center Food and Nutrition ne suggerisce alcuni, tra cui: investire prima nella riduzione delle perdite e poi sul loro recupero; governare la diminuzione dello spreco a livello istituzionale; sviluppare accordi tra agricoltori, produttori e distributori per una più corretta offerta alimentare; insegnare al consumatore come rendere sostenibili l’acquisto, la conservazione e lo smaltimento del cibo.

Veronica Nicotra -ilmegafono.org