“Occorre conoscere il passato per dare risposte al futuro”: questa era la frase che Giuseppe Casarrubea aveva messo, come un marchio, sulla homepage del suo blog. Parole che danno il senso della profondità della Storia e dell’importanza della conoscenza. Una conoscenza che non si fermi alla facciata ma si spinga oltre, laddove si nasconde la verità che svela ciò che è accaduto ieri per comprendere cosa accadrà domani. Questa è la grande lezione che Casarrubea, il grande storico siciliano scomparso lo scorso 7 giugno, ci lascia in eredità.

Studioso eccellente e uomo libero, il professore ci ha permesso di godere della sua immensa capacità di affondare le mani e il pensiero dentro i segreti della storia italiana e siciliana e, in particolare, quella della mafia e dei cosiddetti segreti di Stato. Dallo sbarco alleato a Portella della Ginestra, da Salvatore Giuliano fino alle stragi del ’92: la sua preziosa analisi ha offerto, a chi ha avuto la fortuna di sfogliare i suoi libri e scorrere le riflessioni affidate al suo blog, una chiave di lettura più chiara e compiuta dell’ultimo secolo di storia e delle sue pagine più complesse e oscure.

Egli ha prodotto tantissimo sul piano della storiografia, ha contribuito in maniera decisiva ad accendere la luce sulla strage di Portella della Ginestra e sui rapporti stretti fra i soggetti coinvolti (mafia, politica, apparati deviati dello Stato e banditismo). In particolare, l’argomento venne trattato nel celebre libro “Portella della Ginestra. Microstoria di una strage di Stato” (Franco Angeli, 1997) che gli costò persino un processo intentato dal generale dei carabinieri Roberto Giallombardo. Casarrubea fu assolto perché la sua ricerca storiografica venne riconosciuta valida. Il professore aveva fondato anche un archivio intitolato alla memoria di suo padre e costituito da carte desecretate provenienti dal Nara di College Park, dagli Archivi britannici di Kew Gardens e dal SIS italiano.

Casarrubea se n’è andato a soli 69 anni, per un male incurabile, e fino alla fine non ha smesso di raccontare e scrivere, riuscendo sempre a trovare il modo di squarciare la realtà, liberandola dalle sovrastrutture e mostrandocela nella sua essenza. Qualcosa che rendeva la sua scrittura chiara, scorrevole, rivelatrice, capace di unire alla qualità dello storico la bravura di un esperto narratore. Il suo ultimo scritto è una riflessione personale pubblicata sul suo blog (il 13 maggio scorso), che parla di malati e di anziani e lo fa in una maniera delicata e profonda che, oggi che Casarrubea ci ha lasciato, tocca ancora di più (leggi qui).

Un’ultima lezione, l’analisi lucida di chi alla conoscenza unisce l’esperienza diretta nella realtà quotidiana. La morte di Casarrubea è una grande perdita per la cultura italiana, per la Sicilia, per Partinico. L’augurio è che questa eredità culturale non si smarrisca, che anzi prosegua in qualche modo, attraverso il suo archivio, il tanto materiale messo a disposizione, ma soprattutto attraverso la valorizzazione del metodo con cui egli analizzava la storia. E soprattutto la maniera ineccepibile di indagare la Sicilia e i suoi misteri più nascosti. Quelli che hanno segnato la nascita e la storia della nostra Repubblica. 

Redazione –ilmegafono.org