Un recente studio condotto in America dimostra come la crescita dei terremoti in alcune zone sia collegata alla tecnica del fracking. Ad affermarlo un rapporto dell’Unites States Geological Survay che, analizzando migliaia di terremoti in 17 Stati, ha messo in luce il rischio causato dall’estrazione dal sottosuolo di idrocarburi con il metodo della fratturazione idraulica. Nello specifico, si tratta di un processo che, se da un lato ha prodotto grandi speranze economiche, dall’altro ha provocato grandi perplessità ambientali. Questo perché, affinché le rocce vengano frantumate, non solo è necessario sparare l’acqua in profondità, ma occorre anche utilizzare sostanze ad alto impatto ambientale, come lubrificanti, prodotti chimici e detergenti, che andrebbero a intaccare l’equilibrio degli ecosistemi con conseguenze pure per gli esseri umani.

Lo Stato che più ne ha risentito è sicuramente l’Oklahoma dove, da quando sono arrivati i petrolieri, i terremoti sono aumentati drasticamente, arrivandone a contare uno o due al giorno, a fronte di uno o due all’anno, superando addirittura la California. Inoltre, il coordinatore della ricerca, Mark Petersen, dichiara la sua preoccupazione per l’incolumità dei residenti, visto che il pompaggio dell’acqua sottoterra avviene in tratti di cui non si conosce l’esatta collocazione. Infatti, il rapporto è stato reso noto non appena sono stati effettivamente riconosciuti i danni legati al sisma.

Quello dell’Oklahoma non è un caso isolato, infatti anche altre regioni americane ne risentono, come in Pennsylvania dove si parla di 243 casi di contaminazione di falde idriche dovuti alle tecniche di estrazione di shale oil e shale gas.

Tale rapporto rappresenta uno strumento importante per poter controllare la possibilità di terremoti indotti dalle attività umane, che finora non venivano inclusi nelle tradizionali cartine di rischio sismico, poiché considerati rari. Ma gli eventi statunitensi non possono passare inosservati e, di conseguenza, è stato necessario creare una cartina che includesse anche questa tipologia di scosse. Di solito le mappe per eventi naturali sono aggiornate ogni sei anni con previsioni a medio termine, invece quelle che riguardano gli eventi umani indicano il rischio a breve termine, dato che l’attività dell’uomo varia anche in seguito a interventi legislativi. Infine, lo studio ha rivelato che nelle zone dove non viene più praticata l’iniezione di acqua di scarto, si ha una riduzione dei terremoti quasi a zero.

Veronica Nicotra -ilmegafono.org