Sono passati oltre 25 anni dalla caduta del muro di Berlino, ma la fortezza Europa non ha smesso di costruire barriere. Sarà infatti completata entro fine anno la recinzione metallica che separa Bulgaria e Turchia per una lunghezza di oltre cento chilometri. Il muro di reti metalliche e filo spinato al confine bulgaro-turco assomiglia molto a quello che separa le enclavi spagnole di Ceuta e Melilla dal Marocco e non è l’unico a dividere la Turchia dal resto dell’Europa. Non lontano dalle rive del fiume Evros, che dal 2007 è diventato una delle vie preferenziali per l’immigrazione dalla Turchia verso la Grecia, è stata terminata nel 2013 una doppia barriera di reticolato e filo spinato.

La nuova recinzione è pattugliata da guardie di frontiera elleniche e da ufficiali di Frontex, l’agenzia dell’Unione europea per il monitoraggio delle frontiere esterne, motivo per cui negli ultimi anni il flusso dei migranti si è spostato verso la Bulgaria. L’unico scopo di entrambe le barriere al confine turco è infatti quello di fermare il flusso di profughi provenienti da Medio Oriente, Nord Africa ed Asia. Nel corso del 2014 circa 200 mila migranti sono arrivati in Europa e nel 2015 è atteso un ulteriore aumento dell’immigrazione.

Secondo le autorità bulgare centinaia di migliaia di persone sarebbero in attesa di attraversare il confine turco per varcare le soglie del Vecchio Continente. Ad aspettarli però ora ci sono i militari e la polizia bulgara. Anche Sofia ha deciso infatti di “militarizzare” i suoi confini, dislocando lungo il muro metallico un contingente di 70 militari, come strumento di supporto logistico alla polizia di frontiera. La decisione è stata presa dopo un lungo dibattito politico interno e l’Europa non l’ha certo osteggiata.

La “maggiore protezione” delle frontiere esterne rappresenta invece un punto a favore dell’ingresso di Sofia nell’area Schengen, la zona di libera circolazione che include diversi paesi membri dell’Ue. Nel primo trimestre del 2015, il flusso di migranti dalla Turchia verso la Bulgaria è comunque triplicato, a dimostrazione che le barriere non fermano la disperazione. Se pensiamo che la Bulgaria è uno dei paesi più poveri dell’Unione Europea, non è difficile immaginare come i profughi e i richiedenti asilo (che rappresentano la maggior parte dei migranti, soprattutto dopo l’inizio della guerra in Siria) siano ricevuti nei centri di  accoglienza bulgari.

Più volte, poi, Sofia è stata accusata di aver violato i diritti dei rifugiati per averli respinti con la forza e in modo violento anche dopo che avevano attraversato il confine. Come nel Mediterraneo, però, Bruxelles non sembra disposta a garantire a un suo stato membro gli aiuti necessari per assistere i migranti, ma preferisce avallare la costruzione di muri e barriere e sceglie di rimanere in silenzio, almeno fino alla prossima tragedia.

G.L. -ilmegafono.org