Ogni tanto abbiamo veramente delle idee strane. Prendete il ministro Poletti e la trovata delle vacanze ridotte per i liceali a favore del lavoro. Strana questa cosa che si deve sempre trovare qualche idea bislacca per far vedere che si ragiona e che si usa la testa. Se ripenso agli anni del liceo, quello che mi sarebbe servito meno è del lavoro durante le vacanze. Se si ritiene siano troppo lunghe, perché allora non le investiamo nel favorire la nascita di uno spirito critico per i cittadini del futuro?

Perché l’idea di regalare alle imprese della manodopera a basso costo è veramente interessante. Ma anche poco fattibile. Chi prenderebbe un ragazzino di 16 anni? Facciamo fare le fotocopie? Porta i caffè? Sale sui ponteggi? In questo senso il volontariato potrebbe essere estremamente educativo, ma quale valore aggiunto darebbe se “obbligatorio”?

La proposta non smette ovviamente di suscitare critiche. Ormai siamo diventati un paese di gente che vuole insegnare agli altri come vivere. E quando lo facciamo con dei giovanissimi è per l’invidia di non avere più la loro libertà di sprecare il tempo. Che è l’unica cosa che ti resta perché è quando sprechi il tempo da giovane che nascono le idee, le esperienze e gli aspetti più formativi di un uomo come tale e non come un numero in un processo produttivo. Non capisco la necessità di inquadrare qualcuno necessariamente in un mestiere, in un regime di orari, come se il tempo, di per sé, debba per forza essere investito. C’è una vita per lavorare. Ci sono solo pochi anni per fare delle cazzate da cui imparare.

Aveva ragione Pasolini con una poesia essenziale e tremendamente esplicativa: “Siamo stanchi di diventare giovani seri, o contenti per forza, o criminali, o nevrotici: vogliamo ridere, essere innocenti, aspettare qualcosa dalla vita, chiedere, ignorare. Non vogliamo essere subito già così sicuri. Non vogliamo essere subito già così senza sogni”.

Penna Bianca –il megafono.org