“Un sorriso è una curva che raddrizza tutto”, diceva Phyllis Diller, che così esprimeva il potere dell’ironia. Nell’album “Scimpanzé”, il cantautore piemontese Loris Dalì passa tra le miserie, le solitudini, gli eccessi, le abitudini, le rivoluzioni false e gli affanni e lo fa affidandosi alla sua coraggiosa, sagace ironia e ad un pensiero mai banale. Ci accompagna in una favola e ce la cuce su misura, da buono e paziente sarto, qualsiasi sia la parte che abbiamo deciso di interpretare: un bambino vestito di blu, “un grand’uomo che della menzogna aveva fatto virtù”, un ragazzo morto a 33 anni per la verità (in C’era una volta).

Sono tutti attori che fanno parte di questa Italia, di questa Repubblica “fondata sul lavoro nero”. Ironico e acuto, racconta le ansie e le inquietudini e i nostri tanti limiti, quando tentiamo di fare i rivoluzionari “cantando un pezzo dei Modà” (come canta in Evviva l’Italia). Loris Dalì trova la sua rivoluzione (tema che ritorna spesso nel disco) nel ritorno all’essenza e all’assenza del denaro, come auspica in Manager (clicca qui per vedere il video): “Con le banconote faremo i filtrini, con le monete giocheranno i bambini”, gli stessi che nella canzone cantano “giocheremo a nascondino a piedi nudi sulla terra, non avremo più paura della crisi e della guerra”.

Una rivoluzione che appare però impossibile, in mezzo a coloro che si accontentano di “essere liberi come pesci nella rete”, pronti a seguire come pecore il prossimo politico (Rivoluzione). Gli unici eroi sono ex manager ora barboni, violinisti di strada che la strada fa diventare principi rinunciando a tutto fuorché alla verità (come ne Il principe di piazza Castello), ubriaconi che riconoscono nel San Giovese l’unico santo da benedire o focosi amanti che spegnendo la tele e chiudendo la porta fanno l’amore, “lasciando che il mondo là fuori si fotta” (Preghiera).

In questo disco ci sono lo spazio e la musica per decidere da che parte stare e per ridere anche di un funerale, lasciandoci la consapevolezza che non siamo più saggi e meno chiassosi di una manciata di scimpanzé, i quali perlomeno ancora giocavano a nascondino a piedi nudi sulla terra, liberi. 

Loris Dalì, con questo album, propone un genere di difficile classificazione: pop, folk, rock, ma anche bossa nova e canzoni “alla Celentano”. Il disco è stato registrato in presa diretta, con l’obiettivo di cogliere il calore e l’atmosfera giusta per ogni pezzo.  Particolare anche la lista dei credits. Dalì per questo lavoro ha infatti utilizzato moltissimi musicisti che hanno suonato dal violino all’udu, dallo scacciapensieri al basso tuba, dal washboard alla fisarmonica.

Anche le parti vocali hanno visto avvicendarsi molti amici/cantanti. Ad esempio, nei cori dell’ultima canzone, che dà il titolo al disco, si avvicendano al microfono amici e parenti (in questo caso tutti rigorosamente non cantanti) donandole un realismo ed una interpretazione davvero sorprendenti. Non perdetevi, dunque, quest’album, considerato che sono sempre meno i bravi parolieri, osservatori disincantati che sanno ben raccontare la realtà.

FrankaZappa –ilmegafono.org