Se l’aspetto economico è stato fino ad ora una delle aggravanti del ritardo italiano in ambito di riciclaggio dei rifiuti, è giunto l’atteso momento di ricredersi e fare le dovute valutazioni. Il riutilizzo sostenibile e consapevole dei rifiuti solidi urbani, quelli che vediamo spesso abbandonati agli angoli delle strade, per intenderci, potrebbe essere anche una cospicua fonte di ritorno economico. Il report stilato da WAS, il “pensatoio” della società di consulenza energetico-ambientale Althesys, afferma che riciclando il 50% dei rifiuti, l’Europa potrebbe risparmiare circa 103 milioni di tonnellate di CO2, una garanzia di miglioramento per la qualità dell’aria e della vita, oltre che delle casse internazionali: risparmiare in anidride carbonica varrebbe a dire guadagnare 643 milioni di euro che andrebbero subito a rimpinguare le casse dello Stato. Anzi, di ciascuno stato membro, per essere precisi.

La diffusione del report cade proprio nei giorni del summit mondiale sui cambiamenti climatici organizzato a Lima, in Perù, evento durante il quale è stata approvata la bozza del testo guida per il vertice di Parigi del 2015. La conferenza, inoltre, ha dato spazio alle probabili soluzioni che ciascun paese potrebbe attuare per migliorare le attuali condizioni climatiche. Secondo le statistiche, l’Italia potrebbe già tagliare il 2,5% dei suoi gas serra soltanto con il riciclaggio dei rifiuti, pari a 435 milioni di tonnellate di CO2, quantità che resterebbe dispersa nell’atmosfera se i rifiuti fossero stoccati in discarica.

“In Italia nel 2013 il riciclo dei rifiuti ha permesso di evitare 9.144.541 tonnellate di CO2. In termini economici, calcolando il costo delle emissioni di gas serra ai prezzi attuali del mercato europeo delle emissioni, si tratterebbe di un risparmio di 56 milioni di euro. Ma se la stima viene fatta utilizzando i valori della carbon tax britannica il risparmio è ben più alto, 183milioni di euro”. Queste le parole di Alessandro Marangoni, amministratore delegato di Althesys, un quadro illuminante sulle prospettive non soltanto ambientali, ma anche strettamente economiche di un processo ancora da strutturare. Bisognerebbe soltanto essere pronti ad attendere risultati a lungo termine, forse il lato più difficile di questo cammino in lenta, ma spedita ripresa.

Laura Olivazzi -ilmegafono.org