Una delle opere infrastrutturali più grandi al mondo prenderà vita nello stato del Nicaragua. Si tratta del Gran Canal Interoceánico, che partirà dalla foce del fiume Britos fino alla città di Rivas, con l’obiettivo di collegare l’Oceano Pacifico con l’Oceano Atlantico, attraversando il lago Cocibolca, il più grande bacino di acqua dolce del Centro America. Un enorme canale lungo 278 chilometri, tre volte quello panamense, profondo 30 metri, con una larghezza tra i 230 e i 520 metri, che taglierà in due il Paese, coinvolgendo, anzi sconvolgendo aree naturali come montagne e fiumi.

Il progetto non si ferma alla sola costruzione del canale, ma prevede anche la realizzazione di due porti con terminali petroliferi agli estremi degli sbocchi, una zona di libero commercio, dove sorgerà una città, un aeroporto internazionale, nuove vie di comunicazione e, infine, un complesso comprendente quattro diversi tipi di alberghi.

La società prescelta, la Hong Kong Nicaragua Canal Development (Hknd), registrata nelle Isole Cayman, è quella di un certo uomo d’affari cinese, Wang Jing, che si occuperà di tutti i lavori e si farà carico delle spese. Però, vi sono delle perplessità circa la provenienza dei fondi investiti che, secondo alcuni, nascondono lo zampino del governo cinese. L’ipotesi è stata smentita dallo stesso Jing, ma allo stesso tempo sorprende la scelta di utilizzare dei tecnici del Changjiang Institute e della China Railroad Construction Corp., colossi dell’engineering di proprietà statale, per i lavori preparatori.

Secondo il parere del presidente del Nicaragua, Daniel Ortega, gli scavi inizieranno a dicembre per poi concludersi entro il 2020 per un ammontare di circa 50 miliardi di dollari e si stima che verranno impiegati 50.000 lavoratori e tecnici. Inoltre, si prospetta che la costruzione del canale possa portare grandi introiti allo Stato, aumentando del 5 per cento il traffico marittimo commerciale mondiale e passando da un Pil del 4 per cento a un Pil del 15 per cento.

Purtroppo, però ci troviamo dinanzi a un progetto che non ha visto la consultazione né di ambientalisti, né del parlamento e tantomeno del popolo. Infatti, gli esperti sostengono che portarlo avanti significherebbe un disastro ambientale imminente, rischiando di minacciare 400 mila ettari di foresta tropicale e di paludi e di andare incontro a danni irreparabili all’ecosistema, dovuti al cambiamento dei flussi dei fiumi e all’enorme spostamento della terra. Inoltre, pronosticano che la realizzazione del lago artificiale e delle due chiuse, necessari per stabilizzare il livello di navigazione del canale, metteranno in pericolo la fauna del lago Cocibolca, l’unico al mondo ad ospitare specie rarissime.

Nonostante il governo sandinista affermi che sia tutto in regola e che al più presto verranno divulgati gli studi di impatto sociale e ambientale del progetto, le proteste anche da parte della popolazione, che vede espropriate le proprie terre, sono incrementate e, come se non bastasse, altre preoccupazioni sono sorte da parte delle popolazioni indigene, allarmate dalle ripercussioni ambientali e dalla violazione dei loro diritti.

Le autorità competenti chiedono di poter effettuare minuziosi controlli e approfondire le analisi di impatto ambientale. Ma la battaglia non sarà facile, dato che Ortega dispone di una larghissima maggioranza: infatti, secondo un sondaggio, gran parte della popolazione nicaraguense sarebbe favorevole.

Veronica Nicotra -ilmegafono.org