In Italia i cittadini immigrati corrispondono al 7% della popolazione. Eppure secondo un sondaggio condotto recentemente dalla società britannica Ipsos-Mori, gli italiani sono convinti che siano molti di più. Nel nostro paese si crede che il 30% della popolazione sia composta da immigrati, un dato che si discosta significativamente da quello reale, a dimostrazione del fatto che forse le campagne mediatiche e politiche che hanno come bersaglio l’immigrazione hanno gravi ripercussioni sulle percezioni dei cittadini.

Agli intervistati – un migliaio circa per paese, di età compresa fra 18 e 64 anni e di ogni estrazione sociale – sono state rivolte dieci domande, tra cui quella sull’immigrazione e, aggregando i risultati, l’Italia risulta essere la nazione più “ignorante”, ovvero con la percezione media più sbagliata.  Un dato interessante che deve far riflettere su come la “cattiva politica”, fatta di propaganda e demagogia, unita ad un’informazione altrettanto populista, creino un meccanismo perverso di percezione delle reali dinamiche in corso nel paese. Gli italiani tendono anche a sottostimare la diffusione della religione cristiana nella società: scommettono su una percentuale di cristiani del 69%, lontana da un reale 83%. Allo stesso tempo sovrastimano la presenza di fedeli musulmani: il dato percepito è uguale al 20%, mentre quello reale è del 4%.

Alle errate percezioni degli italiani, secondo lo stesso sondaggio, si associa una scarsa fiducia nella politica, testimoniata dal fatto che per molti cittadini la partecipazione al voto è più bassa di quella effettiva: gli italiani intervistati da Ipsos-Mori sono convinti infatti che il tasso di affluenza alle urne alle ultime elezioni sia stato di poco superiore al 54%, mentre in realtà è stato del 75%. Dall’analisi del sondaggio, condotto su 14 paesi di vari continenti, emerge comunque un quadro sconfortante non solo per l’Italia.

Nella classifica stilata da Ipsos-Mori, la seconda nazione con le percezioni più lontane dalla realtà sono gli Stati Uniti, immediatamente prima della Corea del Sud e della Polonia. Quelle con i risultati migliori sono invece Svezia, Germania e Giappone. Ciascun paese però ha i suoi punti deboli: il dato che si tende a sovrastimare di più è quello sul lavoro. In Italia si ritiene che il tasso di disoccupazione sia del 49%, un dato che, se fosse reale, farebbe rabbrividire. Già quello vero, per altro, è preoccupante, visto che si aggira intorno al 12%.

Come spiega Bobby Duffy, direttore dell’Istituto Ipsos-Mori, però, il vero pericolo di queste “misperceptions” (percezioni sbagliate) sta nelle reazioni della classe politica e dirigente. Secondo Duffy, infatti, di fronte a questi dati non è necessario “rieducare l’opinione pubblica”, ma piuttosto fare in modo che le risposte politiche a determinati problemi non alimentino “timori infondati”. Se quindi in un paese come l’Italia l’immigrazione è pari solo al 7% della popolazione, perché continuare a parlarne come “un problema di ordine pubblico” o, nel peggiore dei casi, “una piaga da eliminare”?

Giorgia Lamaro -ilmegafono.org