A Bruxelles si è tenuto l’ultimo vertice Ue per cercare di far fronte ai cambiamenti climatici. Gli obiettivi che i Paesi comunitari intendono portare avanti sono: ridurre le emissioni di CO2 della metà entro il 2030 (vincolante per gli stati membri); aumentare del 27 per cento l’energia da fonti rinnovabili (vincolante solo a livello europeo); incrementare del 27 per cento l’efficienza energetica (obiettivo solo indicativo). Traguardi indispensabili affinché, nell’arco di quindici anni, si possa combattere il riscaldamento climatico e la dipendenza di energia dall’estero.

L’accordo sul pacchetto clima, che è stato sottoscritto dai leader dei ventotto Paesi, non riguarda solo la diminuzione di emissioni, ma prevede anche un miglioramento delle reti elettriche, che potrebbero facilitare il risparmio e l’efficienza. Per integrare queste reti saranno necessarie due fasi, attraverso le quali si arriverà alla soglia del 15 per cento di reti in comune.

“È un risultato positivo su un accordo ambizioso – ha detto Van Rompuy, presidente del Consiglio europeo – che consentirà all’Europa di presentarsi con le carte in regola alla riunione internazionale sul clima che si terrà l’anno prossimo a Parigi. L’intesa creerà posti di lavoro sostenibili per rilanciare la competitività”.

Parte importante dell’intesa è la ripartizione dell’onere. L’Europa si trova divisa tra gli stati orientali, più arretrati, che dipendono ancora dai combustibili fossili, e quelli occidentali, che si affidano a tecnologie più avanzate. Inoltre, verranno creati meccanismi di sostegno del sistema delle quote di emissioni di CO2 dell’intero continente.

Nonostante il progetto abbia riscosso successo tra i politici europei, Legambiente e Greenpeace non sembrano essere dello stesso parere. Greenpeace, infatti, sostiene che in realtà il lavoro della politica non è stato mai efficiente e se qualcosa è successa il merito va solo ai cittadini che si sono battuti per la causa e sono scesi in piazza per manifestare. L’Italia, di fatto, ha svolto un ruolo del tutto anonimo, non schierandosi ufficialmente contro i cambiamenti climatici e mostrando scarsa volontà di investire in un’economia più green. Del resto, è nota quale sia l’intenzione del nostro premier: puntare sulle trivellazioni petrolifere in mare.

Legambiente, come se non bastasse, rende noto che i tre scopi prefissati non sono coerenti, in quanto la proposta per le rinnovabili è appena il 3 percento al di sopra del trend attuale e anche quella per l’efficienza energetica è inadeguata e non tiene conto delle potenzialità del risparmio energetico continentale. Pertanto, l’associazione ambientalista si impegnerà per raggiungere un programma più ambizioso che consenta di diminuire le emissioni di gas-serra di almeno il 75 per cento, che proponga il 40 per cento per l’efficienza energetica e il 45 per cento per le rinnovabili.

Il clima sta cambiando velocemente e le alluvioni in Italia ne sono testimonianza. È fondamentale muoversi verso un futuro più verde e far nascere una vera e diffusa consapevolezza dell’importanza delle rinnovabili.

Veronica Nicotra -ilmegafono.org