La crisi ucraina non può essere ridotta a una dicotomia tra “buoni e cattivi”, o meglio a uno scontro tra “autoritarismo e democrazia”, come poteva sembrare nei primi giorni delle proteste contro il governo filorusso dell’ex presidente Viktor Yanukovich, qualche settimana fa. Come scrive sul quotidiano The Guardian il giornalista britannico Jonathan Freedland, “nei dibattiti su questioni lontane da noi, la parola ‘entrambi’ sembra essere quella più difficile. Se, infatti, è condannabile l’azione del presidente Vladimir Putin (che ha minacciato di occupare militarmente la Crimea)”, afferma Freedland, è altrettanto preoccupante che esponenti di partiti “nazional-socialisti” di estrema destra possano far parte del nuovo governo di Kiev.

Le rivolte di Maidan Nezalezhnosti (piazza Nezalezhnosti) in Ucraina sono state fomentate da gruppi paramilitari controllati da Svoboda, un partito neo-nazista che non ha esitato in passato a definire il governo di Yanukovich l’amministrazione della “mafia ebraica di Mosca”. Svoboda può contare sul 10 per cento dei seggi ottenuti nelle elezioni del 2012 ed ora insieme a “Settore destro”, un altro gruppo di estrema destra, può contare su delle cariche nel governo provvisorio del paese. Svoboda in particolare controlla alcune posizioni chiave nel nuovo esecutivo ucraino, tra cui il Comitato di Sicurezza Nazionale, il Ministero della Difesa, il Ministero dell’Agricoltura ed il Ministero delle Risorse Energetiche.

Dmitro Iarosh, il leader di Settore destro, ha annunciato ieri la sua intenzione di candidarsi alle prossime elezioni presidenziali del 25 maggio. Iarosh non è sicuramente il favorito tra i candidati alla presidenza (l’ex premier Iulia Timoshenko, l’ex pugile Vitali Klitschko e l’oligarca Petro Poroshenko) ma potrebbe raccogliere molti consensi dopo la sua partecipazione alle proteste di piazza delle scorse settimane.

“La realtà è sempre ostinatamente complessa”, commenta Freedland. Le proteste di piazza che hanno portato al rovesciamento di Yanukovich non avrebbero avuto successo senza l’appoggio e l’organizzazione paramilitare di Svoboda e degli altri gruppi ultra-nazionalisti.  “Dovremmo essere in grado di affrontare la verità di entrambe queste situazioni”, aggiunge però Freedland, ricordando che alle proteste a Kiev hanno partecipato anche i giovani ebrei che hanno formato un proprio gruppo contro il governo ormai spodestato. “È anche vero – dice il giornalista di The Guardian – che i leader ebrei che hanno chiesto la protezione degli edifici di culto della loro comunità hanno ottenuto subito l’appoggio delle nuove autorità ucraine”.

Putin ha usato l’antisemitismo dei gruppi di estrema destra ucraina come pretesto per condannare le proteste di piazza e per screditare i nuovi governanti. “Giovedì scorso tuttavia la comunità ebraica di Kiev ha scritto al presidente russo invitandolo a non sfruttare l’antisemitismo e ad evitare ipocrisie”, ricorda il giornalista britannico. La penisola di Crimea, che ora chiede la secessione, era parte della Russia fino al 1954, ma “non si può legittimare comunque l’azione di Putin e la sua minaccia di invadere un territorio ora straniero. Nulla quindi è chiaro o è nero o bianco, come i sostenitori di ciascuna delle due parti vorrebbero”.

Giorgia Lamaro -ilmegafono.org

Ucraina

Un’immagine delle proteste in Ucraina