Uscito l’ultimo album di Dente, il cantautore emiliano che fa sognare. Le sue atmosfere, le sue canzoni semplici, i testi profondi e sarcastici, versi simpatici che sembrano stupidi ma descrivono con un’efficacia poco diffusa. L’album si chiama “Almanacco del giorno prima”,  l’inversione del senso è lampante e lo sguardo al passato ne deriva di conseguenza. Il legame che salda Giuseppe Peveri alla musica leggera italiana di un tempo è evidente e qui trova ancora una consacrazione con brani brevissimi, classici nella composizione ed estremamente melodici.

Ma, e questo è il suo tocco, Dente si diverte sempre a metterci la stonatura, l’asimmetria, come se ci fosse un’esaltazione del bello molto poco puritana e quasi universale. Come in Meglio degli dei: “A volte anche i tuoi vestiti/quelli che senza non sei neanche tu/bisticciano coi miei”.

Anche Fatti viva è su questa linea, con questo lento così romantico e veramente d’antan, “com’è sporca la vita, la vita negli angoli”. Ovviamente non manca un romanticismo, pulito, quasi sobrio, quasi da balera: “Adesso ucciderei/per un po’ del tuo silenzio e per non odiare il mio/non so cosa darei”. Ci piace molto Invece tu: “Chi l’avrebbe detto che anche alla mia età ci fosse un po’ da ridere/Non l’avrei mai detto che a metà di un libro si potesse chiudere/Oggi cosa resta se l’amore non si fa più sulle nuvole?/Chi non muore si ripete, chi non vuole non si vede più”.  

Il rischio di Dente è di restare fisso su uno stile che alla lunga rischia di stancare le orecchie. Per quanto sia bello fermarsi ad ascoltare un bel pezzo di musica leggera, serena, un po’ malinconica, il mondo (viva la retorica) va sempre più veloce. Forse per il prossimo album c’è bisogno di innovarsi, di diventare camaleontici, correndo il rischio di stupire, che forse è meglio di quello di annoiare.

Peveri, bravissimo e geniale, merita di essere ascoltato e quindi merita anche di sperimentare e uscire dal guscio sicuro di quello che conosce meglio. Le capacità, questo ragazzo, le ha dimostrate più volte, e quest’ultima non è da meno.

Alberto Agostini -ilmegafono.org