Un’importantissima operazione da parte della polizia italiana e dell’FBI americana è stata portata a termine in questi giorni. L’inchiesta, denominata New Bridge e avviata due anni fa, ha fatto sì che si venisse a scoprire un vero e proprio ponte tra la mafia americana e la ’ndrangheta. Dalle indagini risulta, infatti, che le famiglie Ursino e Simonetta, della costa jonica calabrese, avrebbero avuto dei contatti intensissimi con la famiglia dei Gambino, storico clan italo-americano che ha sede a New York. Il “ponte” di cui si parla, ovviamente, non può che trattare argomenti che sono consueti nell’ambito della criminalità organizzata: le cosche, infatti, avrebbero tentato di collegare l’America e la Calabria servendosi del porto di Gioia Tauro per trasferire non solo ingenti quantità di droga, ma soprattutto armi di grande portata. A tal proposito, la ’ndrangheta avrebbe tentato di esportare eroina verso il nuovo continente e importare, a sua volta, la cocaina che i Gambino acquistavano dai narcos messicani.

Insomma, alla luce di tutto ciò, l’operazione appena conclusa assume una notevole importanza sotto ogni aspetto e promuove a pieni voti la collaborazione tra Italia e Stati Uniti. Quel che però deve far riflettere, al di là di tutto, è che la ’ndrangheta ha ormai assunto un ruolo di dominatrice non solo a livello italiano ed europeo, ma persino a livello mondiale. Se solo qualche anno fa un’analoga inchiesta (la Old Bridge) era riuscita a smascherare i collegamenti illeciti tra gli stessi Gambino e le cosche palermitane, adesso quest’ultima non può che rivelare come la mafia calabrese sia riuscita ad ottenere il controllo dei traffici illegali e ad apparire più potente agli occhi del mondo intero. A conferma di tutto ciò vi sono le dichiarazioni del procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, il quale ha affermato che la ’ndrangheta ha un ruolo “egemone” in questi traffici e che “la famiglia Ursino di Gioiosa Ionica era interessata, tra l’altro, a riciclare undici milioni di euro a New York”.

Raffaele Grassi, direttore del Servizio Centrale Operativo (Sco) la pensa allo stesso modo: secondo quest’ultimo, infatti, il traffico internazionale della droga è in mano alla ’ndrangheta, la quale “ha sostituito Cosa Nostra” nei rapporti con la criminalità organizzata che risiede in America. Infine, il procuratore di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho, ha confermato che “la ’ndrangheta è la prima organizzazione criminale in Europa protagonista nel traffico internazionale di cocaina” e che tale primato, con l’inchiesta conclusa in questi giorni, “non è solo europeo, ma mondiale”.

Ecco, quindi, che vengono ribadite quelle che, purtroppo, non sono più delle sensazioni qualunque, bensì degli indizi che rivelano una triste realtà: che la ’ndrangheta è la criminalità organizzata probabilmente più potente del mondo.

Tornando ai dettagli dell’inchiesta, si scopre che ben 24 persone sono state arrestate nell’ambito dell’operazione con l’accusa di traffico internazionale di droga. Alcune di queste persone risiedono in America, mentre dalle nostre parti, tra gli arrestati, si possono leggere i nomi di Francesco Ursino, boss della cosca di Gioiosa Ionica, e del figlio di Giovanni Morabito, attualmente in carcere. L’esito di un’operazione così importante, infine, è stato reso possibile grazie anche al lavoro svolto egregiamente da un infiltrato dell’FBI, “Jonny l’americano”, il quale avrebbe preso parte alle vicende delle tre cosche indagate (Gambino, Ursino, Simonetta) e offerto numerosi indizi per la realizzazione esemplare della stessa operazione.

Giovambattista Dato -ilmegafono.org